Siccità record in Spagna, chiuse piscine e fontane ornamentali: la Catalogna dichiara lo stato di emergenza

Il bacino di Sau, la riserva idrica a circa 90 chilometri a nord di Barcellona, ​​è al suo minimo storico. Dopo più di 1.000 giorni di siccità, il Governo catalano annuncia formalmente lo stato di emergenza, estendendo le restrizioni idriche a Barcellona e alla regione circostante

Chiuderanno le piscine pubbliche e private, fatta eccezione di quelle dei centri sportivi, i parchi non verranno più irrigati ma verrà utilizzata l’acqua sotterranea per salvare dalla morte circa 35mila alberi. Spente anche le fontane ornamentali: è emergenza siccità in Catalogna, Spagna, che entra oggi al suo livello di allerta più grave.

Un allarme terribile, che comporterà d’ora in poi l’applicazione di restrizioni idriche sempre più severe per quasi sei milioni di persone in 202 comuni dell’area d’influenza di Barcellona e alcune città della Catalogna, come Girona.

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Sono immagini drammatiche, per esempio, quelle girate in queste ore da un drone sopra il bacino di Sau, la riserva idrica a circa 90 chilometri a nord di Barcellona, ormai ridotta ai minimi termini: solo martedì scorso la diga era al 4,25% della capacità, rispetto al 63,39% della stessa settimana di 10 anni fa:

La situazione a Barcellona sarebbe molto peggiore, dicono gli esperti, se non ospitasse il più grande impianto di desalinizzazione d’Europa, costruito dopo l’ultima grave siccità del 2008, che fornisce alla città il 33% dell’acqua potabile. Un ulteriore 25% proviene dalle acque reflue riciclate.

Tuttavia, produrre un litro di acqua desalinizzata attraverso l’osmosi inversa costa tre volte di più che prelevare l’acqua dai fiumi e dai bacini artificiali. Inoltre, consuma molta energia, non tutta proveniente da fonti rinnovabili, e quindi aggrava il problema alla radice, aumentando le emissioni globali.

Un quadro sconcertante e, tuttavia, questo non è l’unico territorio del Paese in difficoltà a causa della crisi idrica.

La siccità non è limitata al nord-est della Spagna, infatti: in Andalusia, nel sud della Spagna, due estati consecutive calde e secche hanno devastato la raccolta delle olive, riducendo la produzione del 50% e raddoppiando il prezzo dell’olio d’oliva. Anche la vendemmia è stata scarsa in gran parte del paese poiché anche le viti lottano per sopravvivere.

La Spagna ha sempre avuto periodi di siccità, ma i climatologi concordano ampiamente sul fatto che i periodi di grave crisi idrica si stiano prolungando mentre le precipitazioni diminuiscono e le temperature continuano ad aumentare.

Le restrizioni entreranno in vigore da venerdì 2 febbraio e comporteranno un consumo massimo di 200 litri per abitante al giorno. Riguarderanno famiglie, agricoltura, industria e attività ricreative e, tra le altre cose, comporteranno anche il divieto di lavare le auto.

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