È una crisi umanitaria senza precedenti quella che si sta vivendo a Gaza dove i bambini continuano a nascere ma spesso non riescono ad essere curati e non hanno davanti a loro un futuro
Il conflitto in corso nella Striscia di Gaza ha raggiunto proporzioni umanitarie allarmanti, come ha riferito Tess Ingram, Specialista Comunicazione dell’UNICEF, durante una conferenza stampa al Palazzo delle Nazioni di Ginevra.
Durante i 105 giorni di escalation del conflitto, ben 20.000 bambini sono nati, una media di un neonato ogni 10 minuti. La realtà crudele di portare alla luce nuove vite in un contesto di guerra è resa tangibile attraverso le storie toccanti di donne come Iman, Mashael e Amal.
Iman, era incinta di otto mesi quando correva terrorizzata di fronte agli attacchi a Gaza City. Il suo bambino è nato ma lei, oltre un mese dopo, è ancora ricoverata con una grave infezione, troppo debole per tenere il suo piccolo Ali.
Mashael ha perso la sua casa e suo marito è rimasto sotto le macerie. Il suo bambino da allora ha smesso di muoversi dentro di lei ed è certa che sia morto, ma sta ancora aspettando cure mediche anche se ha confidato che sarebbe meglio non farlo nascere in quell’incubo.
Amal è stata sepolta sotto le macerie mentre era incinta di sei mesi, ma miracolosamente la sua bambina Sama è nata sana. Tuttavia Amal è ferita e malata, e lei e Sama sono destinate a vivere in un rifugio di fortuna a Rafah.
Circa 135.000 bambini sotto i 2 anni sono a rischio di malnutrizione grave
L’infermiera Webda ha eseguito cesarei d’emergenza su sei donne decedute nelle ultime otto settimane. La situazione per le donne in gravidanza e i neonati è disastrosa, con il sistema sanitario al collasso. L’ospedale Emirati di Rafah, pur facendo del suo meglio, è costretto a dimettere le madri entro tre ore dal cesareo, aumentando il rischio di aborti spontanei, travaglio pretermine e altre complicazioni.
Le condizioni disumane in cui vivono donne in gravidanza e allattamento e i bambini espongono circa 135.000 bambini sotto i 2 anni al rischio di malnutrizione grave. La situazione è critica nella metà meridionale di Gaza, e l’UNICEF non ha ancora potuto accedere al nord, dove la situazione è ancora peggiore.
La portavoce dell’UNICEF ha lanciato un appello urgente per un cessate il fuoco umanitario, sottolineando che la maternità dovrebbe essere un momento di festa, non di tragedia. La comunità internazionale è chiamata a intervenire per porre fine a questa crisi umanitaria e garantire cure e protezione alle madri e ai neonati di Gaza.
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Fonte: UNICEF
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