I cittadini di Bonaire presentano un ricorso legale formale per ordinare la rapida riduzione delle emissioni di gas serra, dal momento che una ricerca parla chiaro: parte dell’isola sarà sommersa entro il 2050
Parte dell’isola caraibica di Bonaire, nelle Antille Olandesi (l’isola infatti amministrativamente costituisce una municipalità speciale del Regno dei Paesi Bassi), sarà probabilmente sommersa dall’acqua entro pochi anni, ragione per cui 8 abitanti trascinano in tribunale il Governo dei Paesi Bassi per i mancati interventi contro il cambiamento climatico.
La denuncia si basa anche su una ricerca della Vrije Universiteit Amsterdam, commissionata da Greenpeace Olanda, secondo cui l’innalzamento del livello del mare probabilmente sommergerà permanentemente parti dell’isola, problema aggravato dalla perdita delle barriere coralline.
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A circa 8mila km dalla capitale dei Paesi Bassi, Bonaire è un comune speciale olandese dal 2010. Ma i Paesi Bassi sono presenti sull’isola da circa 400 anni e nel 2022 il Governo si scusò per aver ridotto in schiavitù il suo popolo.
In un rapporto dell’ottobre 2023 dell’Istituto meteorologico olandese (KNMI) si affermò anche che le temperature nei Caraibi olandesi erano già aumentate di circa 0,2°C ogni 10 anni, a partire dagli anni ’80, e che le precipitazioni si stanno riducendo. In più, gli esperti prevedono che la situazione peggiorerà se le emissioni di gas serra continueranno ad aumentare.
Gli studi hanno anche concluso che la crisi climatica aggraverebbe i problemi di salute dell’isola e potrebbe rovinare il suo patrimonio culturale e l’industria turistica. Bonaire è una destinazione popolare per le immersioni e il degrado delle barriere coralline potrebbe portare alla perdita della maggior parte dei siti di immersione, che si stima ridurrà il numero di visitatori di oltre 100mila unità.
Il gruppo di isolani, la maggior parte dei quali vive ancora a Bonaire e sono cittadini olandesi, vuole che i Paesi Bassi elevino i loro obiettivi climatici, in modo da contribuire con la loro “giusta quota” a mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, il che comporterebbe il raggiungimento di zero emissioni nette di gas serra entro il 2040, 10 anni prima del suo obiettivo attuale.
Non farlo, sostengono, è una violazione dei loro diritti umani, in particolare del loro diritto alla vita e al rispetto della vita privata e familiare.
Il gruppo aveva inviato una “lettera prima dell’azione” pre-contenzioso al Governo olandese lo scorso maggio, sperando di risolvere la questione senza andare in tribunale.
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