Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, porta avanti la politica in tema fauna selvatica: un disegno di legge per l'abbattimento di 8 orsi l'anno. Così si crede di poter risolvere una problematica che sta affliggendo la popolazione locale. L'uccisione degli orsi, però, non servirà a nulla ai fini della gestione dei plantigradi
Fino a 8 orsi l’anno da eliminare se confidenti o pericolosi per 3 anni. Prevede questo l’aberrante disegno di legge presentato nella Giunta della Provincia autonoma di Trento. Ad annunciarlo è il presidente della Pat, Maurizio Fugatti, protagonista di una campagna che animalisti e associazioni non fanno fatica a definire “ursicida”.
Nei territori della Provincia autonoma di Trento la questione orsi appare letteralmente sfuggita di mano con provvedimenti e singole azioni che paiono finalizzati al solo abbattimento degli esemplari selvatici.
Lo testimoniano le ripetute ordinanze emanate da Fugatti e lo stesso farebbero pensare i casi di avvelenamento dei plantigradi nel 2023 su cui si chiede di fare urgentemente chiarezza.
Adesso, però, si parla di una disposizione volta ad autorizzare il massacro di un numero stabilito di orsi all’anno fino a un massimo di 8 individui. La popolazione trentina, secondo quanto sostenuto, non ne risentirebbe.
Durissima la reazione da parte delle organizzazioni di tutela animale, che contestano l’inadeguatezza di Fugatti al ruolo che ricopre e la sua politica anti-orso.
La nuova Legge annunciata dall’Assessore Failoni non avrà alcuna ricaduta sulla sicurezza delle persone, si tratta solo di un atto di propaganda politica “acchiappa like”, una palese presa in giro dei cittadini trentini che comporterà la violazione delle norme europee con conseguente apertura di una nuova procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese. Il Presidente Fugatti prenda atto che la sua politica è destinata ancora una volta al fallimento e apra finalmente una nuova stagione basata sulla convivenza pacifica con i grandi carnivori, l’unica veramente in grado di garantire sicurezza a persone e animali” ha dichiarato adirata la LAV.
Anche gli attivisti del comitato Assemblea Antispecista hanno sempre giudicato assurdo un simile modus operandi dal momento che non si dovrebbe nemmeno parlare di gestione degli orsi. I fatti dimostrerebbero che di una vera gestione non vi è nemmeno l’ombra.
Da Life Ursus a oggi poco è stato fatto
Per comprendere la storia recente degli orsi in Trentino e il conseguente clima d’odio dovuto alla loro distribuzione dobbiamo fare un salto indietro al 1996, anno in cui partì il progetto Life Ursus.
L’iniziativa, finanziata dall’Unione europea, perseguiva l’obiettivo di reintrodurre una popolazione ursina nei territorio sul Brenta con il rilascio di esemplari di orso bruno provenienti dalla Slovenia.
Life Ursus è giunto però al termine nell’anno 2004. Dal 2004 poco, se non pochissimo, è stato fatto per favorire la convivenza tra l’essere umano e l’orso attraverso misure idonee volte a garantire la sicurezza pubblica e degli animali e a diffondere una corretta comunicazione sull’orso e sui comportamenti da avere in natura.
I cassonetti anti-orso, per citare uno dei punti sui quali si era insistito, tutto il Trentino li vedrà solo a partire dal 2028. A breve si pensa solo a trucidare i cosiddetti grandi carnivori, rispondendo alle richieste di cittadini e cittadine esasperati.
Continuiamo a dire che un disegno di legge come quello proposto in Giunta e mosse affini non possono rappresentare una soluzione. Ciò finirà per avere delle ripercussioni pesantissime sulla fauna selvatica trentina nonché a livello internazionale.
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