Da “rigorosamente protetto” a “protetto”: la Commissione europea vuole declassare lo status di protezione dei lupi

La Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha proposto di declassare lo status di protezione del lupo da specie “rigorosamente protetta” a specie “protetta”. Per gli animalisti, un chiaro favore alle lobby dei cacciatori

La Commissione europea annuncia a tambur battente di aver presentato una proposta legislativa per ridurre lo status di protezione dei lupi da “rigorosamente protetto” a “protetto” ai sensi della Convenzione di Berna.

Si pretende, in pratica, il declassamento della protezione dei lupi, protezione che – stando ai numeri – ha negli anni consentito una netta ripresa numerica e spaziale delle popolazioni di lupo in molti Paesi.

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Solo un anno fa, la Presidente von der Leyen aveva pronunciato un’importante dichiarazione a sostegno dell’accordo storico sull’azione globale per la natura per il 2030, insieme al resto della comunità internazionale. Ma ora, questo nuovo annuncio mette in discussione questi impegni internazionali dell’Ue.

La Direttiva Habitat 

La Convenzione di Berna del Consiglio d’Europa è la più antica convenzione al mondo nel campo della conservazione della natura, in vigore dal 1979. È considerata la fonte originaria di diritto internazionale che ha portato all’adozione della Direttiva Habitat dell’UE, pietra miliare dei programmi di conservazione europei.

Una modifica alla Convenzione di Berna richiede una decisione del Consiglio e una maggioranza qualificata degli Stati membri per approvare la proposta della Commissione. Nei primi mesi del 2023, 12 Ministri dell’Ambiente avevano scritto al Commissario Sinkevičius assumendo una chiara posizione contro il declassamento dello status di protezione del lupo, mentre l’Italia – nemmeno a dirlo – con il Ministro Lollobrigida, ha recentemente presentato un documento, sostenuto anche da Francia, Austria, Polonia, Romania, Grecia, Finlandia e Lettonia, in cui ignorando le più recenti evidenze scientifiche che sottolineano quanto gli abbattimenti non rappresentino una soluzione a lungo termine per la mitigazione dei conflitti con la zootecnia, viene chiesto alla Commissione UE di aggiornare lo status di protezione dei grandi carnivori, lupo compreso, nel quadro proprio della Direttiva Habitat.

Eppure, in tantissime regioni europee è stata dimostrata che la coesistenza tra lupo e attività umane è possibile grazie a misure preventive come l’installazione di diversi tipi di recinzioni, l’utilizzo di cani da guardiania per il bestiame e altre tecniche. Inoltre, le linee guida dell’Unione Europea consentono agli Stati membri di risarcire pienamente agricoltori e allevatori per i danni causati da specie protette, come il lupo, e di rimborsare interamente i costi di investimento per le misure di prevenzione.

La mossa della von der Leyen rappresenta un’inversione di rotta nelle politiche di conservazione che hanno fino ad oggi caratterizzato l’UE, ed è dettata da motivi puramente politici. A sostegno di questa interpretazione, lo scorso novembre l’UE aveva respinto il tentativo della Svizzera di declassare lo status di protezione del lupo, sostenendo che, sulla base dei dati più recenti, il lupo non aveva raggiunto uno stato di conservazione favorevole nella maggior parte degli Stati membri dell’Ue, dicono dal WWF.

Questo ripensamento è ancora più ingiustificato se si considera che i risultati dell’analisi della Commissione sulle popolazioni di lupi nell’UE, pubblicata oggi non forniscono alcuna prova scientifica che lo stato della popolazione dei lupi sia cambiato in modo significativo nel giro di un anno.

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