Il Tribunale Federale di Losanna ha confermato il verdetto della Corte suprema di Basilea riducendo la condanna ad un uomo che aveva stuprato una donna perché l’atto sessuale fu “breve”, durando 11 minuti
Proprio in questi giorni in cui tutta Italia osserva attonita l’addio a Giulia Cecchettin, ennesima vittima di femminicidio diventata simbolo di questa piaga sociale, il Paese più vicino a noi emette una sentenza shock proprio sul tema della violenza contro le donne.
La Corte suprema di Basilea, in Svizzera, ha infatti ridotto la condanna per uno degli uomini coinvolti in uno stupro avvenuto nel febbraio 2020. La vittima, una donna di 33 anni, fu aggredita all’ingresso della sua abitazione. Il primo aggressore, coetaneo della donna, fu condannato nel 2020 a 4 anni e 3 mesi di reclusione, mentre il secondo, minorenne, non ha ancora affrontato il processo.
Uno stupro “incoraggiato” dai comportamenti della vittima
Pene brevi, ma ciò che più indigna è quello che è avvenuto dopo. Nel corso del processo d’appello, gli avvocati del condannato hanno ottenuto uno sconto di pena, basandosi sul fatto che lo stupro è stato “breve” perché durato solo 11 minuti.
Questa decisione ha suscitato rabbia e sgomento nell’opinione pubblica. E se ciò non bastasse ci sono le argomentazioni assurde dei giudici, i quali hanno sostenuto che la vittima avrebbe “provocato gli aggressori, inviando segnali negativi mentre si trovava in un bar”.
In pratica, come abbiamo purtroppo sentito dire troppe volte, i togati hanno insinuato che le vittime di violenze, stupro o femminicidi “incoraggerebbero” tali atti violenti con i loro comportamenti o con il semplice modo di vestire in una mentalità che definire arcaica è persino un complimento.
Il Tribunale Federale di Losanna ha confermato lo sconto di pena
Ovviamente questa sentenza non ha lasciato indifferenti le organizzazioni femministe che nel 2021 avevano organizzato una manifestazione a Basilea chiedendo giustizia. Circa 500 persone si erano radunate davanti al tribunale, alzando le braccia in silenzio per 11 minuti, in rappresentanza della durata dello stupro.
Ad oggi, infatti, nonostante la vittima abbia portato il caso al Tribunale Federale di Losanna, il risultato non è cambiato di molto. Sebbene siano stati rimossi i riferimenti alla presunta complicità della donna, la sentenza ha comunque confermato la connessione tra la durata dello stupro e la pena inflitta, affermando che “tenere conto della brevità di un’aggressione sessuale nella determinazione della condanna è conforme alla legge federale”.
Una anzi due sentenze che non possono che provocare sdegno e orrore in tutte noi e che dovrebbero fare lo stesso anche negli uomini. Dovremmo tutt* chiederci come sia possibile non solo giustificare uno stupro, ma persino definirlo meno “importante” perché “breve”, come se 11 minuti di tortura che ti segnano per sempre fossero “brevi”.
Dovremmo tutt* chiederci se è questo il mondo in cui vogliamo vivere alla soglia di un 2024 che, viste queste motivazioni, ci fa precipitare alla mentalità maschilista ed omertosa che serpeggiava oltre un secolo fa e che dovremmo esserci scrollati di dosso molto, troppo tempo fa. Un secolo di conquiste spazzato via da due semplici sentenze a dir poco raccapriccianti.
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