Spara a una gatta e la getta in un cassonetto: cacciatore del Valdarno condannato a 6 mesi

Nel Valdarno fiorentino un cacciatore ha provato a uccidere una gatta, gettandola in un cassonetto dopo aver sparato all'animale. 6 i mesi di reclusione per il soggetto, condannato dal Tribunale di Arezzo. Le associazioni animaliste si augurano che all'uomo venga tolta la licenza di caccia

I cacciatori non sterminano solamente la fauna selvatica portando a casa carcasse insanguinate di cinghiali, cervi, lepri. Anche gli animali che vagano sul territorio come cani e gatti sono in pericolo nel corso della stagione venatoria.

Lo dimostra ancora una volta il caso di una gatta nel Valdarno fiorentino, raggiunta dai colpi di una carabina ad aria compressa. A spararle un cacciatore, che dopo il misfatto ha deciso di liberarsi del corpo agonizzante gettandolo in un cassonetto nel comune di Cavriglia, in provincia di Arezzo.

I fatti risalgono allo scorso anno quando Sybilla, questo il nome della gatta, è stata soccorsa in fin di vita dai volontari dell’associazione Enpa della sezione di Valdarno e portata d’urgenza presso una clinica veterinaria.

Si dice che la speranza sia l’ultima a morire e medici e animalisti si sono aggrappati proprio a questa flebile speranza illudendosi di poter salvare la povera gatta. Dopo un apparente miglioramento, Sybilla ha chiuso gli occhi tra le braccia della volontaria che l’ha accolta per proseguire le cure a casa.

Era sofferente e i proiettili rimasti nel suo corpo si trovavano in un punto non operabile. Sybilla se n’è andata così, aggredita e condannata a morte senza avere nessuna colpa se non l’essersi trovata davanti a un uomo spregevole quel maledetto giorno.

L’associazione animalista ha denunciato questo grave episodio e anche il Comune di Cavriglia ha sporto denuncia per maltrattamento contro ignoti. Grazie alle indagini avviate dagli agenti di polizia, l’ignoto che ha voluto uccidere Sybilla ha ora un volto e un nome.

Il cacciatore, residente nella provincia di Firenze, è stato condannato nel processo di primo grado dal Tribunale di Arezzo. 6 i mesi di reclusione oltre al risarcimento delle spese legali delle parti civili.

Ora ci auguriamo che si possa procedere al più presto con il sequestro delle armi e della licenza perché pensare che persone del genere possano imbracciare un fucile nuovamente dà i brividi e rappresenterebbe una minaccia per la comunità” ha affermato Carla Rocchi, presidente dell’Enpa.

Ancora una volta un atto violento legato inevitabilmente alla caccia.

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Fonte: Enpa

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