Al supermercato si trovano sempre più spesso "condimenti" a base di olio extravergine di oliva che in realtà sono realizzati con un mix di oli vegetali. Su questi prodotti, Unaprol, il Consorzio Olivicolo Italiano, ha puntato il dito sollecitando controlli, trasparenza in etichetta e normative chiare, per evitare inganni ai consumatori
Forse ve ne sarete già accorti, è da qualche tempo che al supermercato sono apparse delle bottiglie che, apparentemente, sembrano del semplice olio di oliva o extravergine di oliva ma a ben guardare si tratta di “condimenti” a base di olio. Cosa significa concretamente? Che non contengono solo olio extravergine ma sono dei mix realizzati con altri oli e a volte anche con aromi.
Alcune settimane fa, vi abbiamo parlato del sequestro di uno di questi prodotti che riportava informazioni in etichetta discordanti. Leggi anche: Sembrava olio di oliva ma non lo era: sequestrate oltre 500 bottiglie con etichette discordanti
Il prodotto in questione, tanto per farvi capire di cosa stiamo parlando, è composto dai seguenti ingredienti:
- olio di semi di girasole
- olio extravergine di oliva (15%)
- olio di semi di mais
- aroma alle erbe mediterranee (0,7%)
- vitamina D (0,0005%)
È ben lontano dunque dall’essere un puro olio extravergine di oliva e come lui (o similari) ce ne sono diversi in commercio.
Su questa categoria di prodotti, che rischiano di mettere ingiustamente in secondo piano l’olio extravergine di oliva, già a dura prova da una produzione in calo, l’aumento dei costi e minori acquisti da parte dei consumatori, si è pronunciato ora l’Unaprol, Consorzio Olivicolo Italiano.
I nuovi condimenti a basso costo, risultato di miscelazione tra olio d’oliva e altri oli vegetali, sollevano infatti preoccupazioni sulla trasparenza delle etichette e necessitano di norme più chiare.
Il Presidente di Unaprol, David Granieri, ha recentemente inviato una lettera all’ICQRF (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti) e alla Direzione generale della prevenzione e del contrasto alle frodi alimentari del Masaf, proprio esprimendo la necessità di aumentare i controlli su tali prodotti.
Granieri ha sottolineato l’importanza di informare i consumatori sul valore di un olio extravergine d’oliva di qualità e ha richiesto maggiore trasparenza sull’etichettatura dei nuovi prodotti e in particolare sui metodi analitici previsti per l‘analisi di congruità rispetto a quanto dichiarato in etichetta, oltre che l’indicazione precisa della percentuale di olio extravergine d’oliva nei prodotti.
Il problema di fondo è che questi condimenti, che catturano l’attenzione dei consumatori con i loro prezzi bassi, possono risultare ingannevoli senza un’adeguata regolamentazione e controlli. Le recenti indicazioni dell’ICQRF, suggeriscono di posizionare i “condimenti” su scaffali distinti dagli extravergini ma questo non basta e il Consorzio Olivicolo insiste sulla necessità di un intervento normativo per garantire trasparenza ed equità nella competizione di mercato.
L’olio extravergine d’oliva è stato a lungo oggetto di sottocosto o primo prezzo. Ora non può più essere così e si rischia che questi prodotti alternativi, ma di minore qualità, peggiorino ulteriormente la situazione già precaria del nostro olio. I consumatori meno attenti, infatti, potrebbero acquistarli erroneamente, convinti magari di mettere in tavola un “normale” olio di oliva.
Il tutto in una situazione, come già detto, particolarmente difficile per l’olio italiano: i dati sui consumi pro capite di olio d’oliva in Italia mostrano segnali negativi, con una media di poco più di 7,1 kg a persona, notevolmente inferiore ai consumi di Spagna e Grecia e in netto ribasso rispetto ai consumi dei primi anni 2000 (12 kg pro capite).
Granieri ha concluso sottolineando che è giunto il momento di porre fine all’era dell’olio di qualità sotto costo, invitando a sfruttare questo momento attraverso campagne di comunicazione per sensibilizzare sull‘importanza di consumare un olio extravergine d’oliva di qualità e sull’equo prezzo che inevitabilmente lo deve accompagnare.
Questo è fondamentale per sostenere la filiera e preservare l’alto standard della qualità italiana nel mondo. Meglio poco ma buono, insomma. Anche se fare la spesa è diventato sempre più difficile e quella di scegliere un condimento al posto del classico olio potrebbe essere più che una svista (di chi non legge bene le etichette) una necessità.
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Fonte: Unaprol – Consorzio Olivicolo Italiano Facebook
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