La Camera si appresta a votare la legge che intende vietare la produzione e la vendita di carne coltivata nel nostro Paese. Non è detto però che l'Europa lasci passare il divieto, il provvedimento potrebbe essere infatti oggetto di una procedura di infrazione da parte dell'Ue
Il dibattito sulla carne coltivata, comunemente definita in Italia “carne sintetica” con il chiaro intento di sminuirla, sta tenendo banco nel nostro Paese mentre il Governo cerca di far passare una legge per bloccarne la produzione e la vendita.
Il provvedimento, fortemente sostenuto dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, ha già ottenuto l’approvazione del Senato e in questi giorni è approdato alla Camera dei Deputati dove si prevede venga votato entro il 15 novembre.
Il futuro di questa legge è però incerto e l’ago della bilancia sarà probabilmente l’Unione Europea.
Ma partiamo dall’inizio. A marzo scorso, il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge che prevede il divieto di produzione e commercializzazione di alimenti e mangimi sintetici. La legge proposta prevede multe fino a 10mila euro per il commercio di alimenti e mangimi prodotti a partire da colture cellulari o da tessuti derivanti da animali vertebrati. Inoltre, essa vieta l’uso improprio dei termini “carne” o “pesce” per riferirsi a prodotti a base vegetale.
Dopo aver avuto il via libera dal Senato a luglio, la legge deve ora essere approvata alla Camera e, se così fosse, l’Italia sarebbe il primo (e forse anche ultimo!) Paese al mondo a vietare la carne coltivata. Ma, c’è un ma.
L’Ue bloccherà la legge che vieta la carne coltivata in Italia?
Esiste la concreta possibilità che il provvedimento possa essere oggetto di una procedura di infrazione da parte dell’Europa. Infatti, il trattato sul funzionamento dell’Unione europea proibisce generalmente agli Stati membri di imporre restrizioni quantitative all’importazione o all’esportazione di merci, ma consente eccezioni per motivi legati alla protezione della salute pubblica. Ed è proprio su questo punto che spinge il governo italiano per giustificare la sua legge contro la carne coltivata.
Il provvedimento attuale, visto con gli occhi dell’Europa, potrebbe contraddire gli obiettivi di sviluppo sostenibile e scoraggiare i consumatori italiani dall’acquistare carne coltivata, anche nel caso in cui questa ottenesse l’approvazione da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare.
Il provvedimento italiano, infatti, non può vietare in alcun modo l’import di questo prodotto nel caso venga approvato dall’Ue. In pratica, dato che l’Italia non può opporsi all’immissione sul mercato di carne coltivata, con il divieto andrebbe di fatto a penalizzare solo il “made in Italy”.
C’è già stata una mossa cautelativa da parte del Governo in quanto, il 27 ottobre, ha ritirato la notifica all’Unione europea riguardante il provvedimento, un passo necessario per valutare la compatibilità della legge con le norme europee e dare tempo anche al Parlamento di votare. Leggi anche: Carne coltivata: l’Italia ci ripensa, stop (per il momento) al disegno di legge che intende vietarla
Ovviamente, non si trattava di un reale dietrofront sul tema, come ha subito specificato il ministro Lollobrigida. Leggi anche: Carne coltivata, il ministro Lollobrigida smentisce: nessun dietrofront sul disegno di legge per vietarla
Tuttavia, una volta che il provvedimento sarà approvato dalla Camera, il governo dovrà ripresentare la notifica all’UE, e a quel punto sarà possibile capire se questa darà o meno il suo benestare.
Non resta dunque che aspettare. Nel frattempo, l’opinione pubblica sulla questione è parecchio dibattuta anche se, secondo Coldiretti, il principale sostenitore della legge, ben il 74% degli italiani è contrario al cibo prodotto in laboratorio che sia carne, latte o pesce.
Seguici su Telegram | Instagram | Facebook | TikTok | Youtube
Fonte: Tris European Commission
Leggi anche: