Non abbiamo più suolo (e quello che resta è deteriorato), i drammatici dati dell’ultimo Rapporto ISPRA

L’ultimo Rapporto di ISPRA sul consumo di suolo è a dir poco drammatico, continuiamo a erodere e a distruggere quel poco che resta. Il dissesto idrogeologico avanza, e infatti le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. E se i cambiamenti climatici sono in gran parte colpa nostra, questa situazione lo è del tutto

Il suolo sta finendo, il suo consumo procede drammaticamente, così come il suo degrado indotto dalle nostre sconsiderate attività. L’ultimo Rapporto di ISPRA 2023 delinea un quadro allarmante e molto triste, fatto di forte spinta alla densificazione di aree urbane, che causa la perdita di superfici naturali all’interno delle nostre città.

Le superfici naturali sono preziose anche per assicurare l’adattamento ai cambiamenti climatici in atto. E se questi sono in gran parte colpa nostra, il consumo e il degrado del suolo lo è del tutto. Nel 2021 abbiamo perso una media di 19 ettari al giorno, anche se in pandemia.

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La tragedia di Ischia di novembre 2022, solo l’ultimo terribile disastro nel nostro Paese, ci ha sbattuto in faccia quanto non abbiamo fatto per la tutela del territorio.

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Altro caso emblematico, l’Emilia-Romagna, letteralmente devastata dall’alluvione dello scorso maggio, dove continua ad essere consumato suolo naturale per dare spazio a cemento, soprattutto poli per la logistica e centri commerciali, anche in aree ad alto rischi idraulico.

Un caso clamoroso si trova a Piacenza, con oltre 50 ettari di suolo irrimediabilmente perso per un nuovo ecosistema della logistica – spiega Giuseppe Milano, ingegnere e urbanista – on questo dato che aumenta fino a raggiungere i quasi 200 ettari in una regione, l’Emilia-Romagna, che continua ad annientare una risorsa naturale non rinnovabile in grado di assicurare preziosi servizi ecosistemici quando dispone di migliaia di architetture dismesse che andrebbero riqualificate e rifunzionalizzate.

L’esperto ricorda tra l’altro che l’esempio dell’Emilia-Romagna, come quello della Lombardia prima regione in Italia per consumo di suolo anche per il 2023, va richiamato anche perché la regione dispone di un provvedimento normativo che avrebbe dovuto arrestare o comunque mitigare il consumo di suolo (la legge regionale 21 dicembre 2017, n. 24), che però, evidentemente, si sta rivelando inefficace.

I provvedimenti approvati, dunque, rivelano tutta la loro pericolosa inefficacia e subalternità ad una egemonia sottoculturale della speculazione finanziaria che si riverbera a livello nazionale. Con l’esito che da oltre 10 anni aspettiamo un provvedimento coerente e armonico che riduca il consumo di suolo, protegga la preziosissima biodiversità e favorisca sinceri processi di rigenerazione urbana

Tutti i disastri non bastano, quindi, e le leggi, se esistono, non funzionano.

consumo di suolo 2023 dati drammatici

©ISPRA

Il monitoraggio di quest’anno conferma la criticità del consumo di suolo nelle zone periurbane e urbane – si legge sul Rapporto 2023 che si basa sui dati del biennio 2021-2022 – in cui si rileva un continuo e significativo incremento delle superfici artificiali, con un aumento della densità del costruito a scapito delle aree agricole e naturali, unitamente alla criticità delle aree nell’intorno del sistema infrastrutturale, più frammentate e oggetto di interventi di artificializzazione a causa della loro maggiore accessibilità e anche per la crescente pressione dovuta alla richiesta di spazi sempre più ampi per la logistica

Perdiamo infatti 2,4 metri quadrati di suolo ogni secondo e l’avanzata del cemento è stata solo in piccola parte compensata dal ripristino di aree naturali, (che ha riguardato solo 6 km2 , per lo più associati al recupero di aree di cantiere o di altro suolo consumato reversibile).

consumo di suolo 2023 dati drammatici

©ISPRA

L’obbiettivo di azzeramento del consumo di suolo netto è dunque davvero molto lontano: nel complesso, la crescita netta delle superfici artificiali dell’ultimo anno equivale a una densità di consumo di suolo di 2,35 m2 per ogni ettaro di territorio italiano.

I dati confermano l’avanzare di fenomeni quali la diffusione, la dispersione, la decentralizzazione urbana da un lato e, dall’altro, la forte spinta alla densificazione di aree urbane, che causa la perdita di superfici naturali all’interno delle nostre città, superfici preziose per assicurare l’adattamento ai cambiamenti climatici in atto. Tali processi riguardano soprattutto le aree costiere e le aree di pianura, mentre al contempo, soprattutto in aree marginali, si assiste all’abbandono delle terre e alla frammentazione delle aree naturali

consumo di suolo 2023 dati drammatici

©ISPRA

I disastri dovuti al clima che cambia sono una realtà e gli eventi estremi aumentano proprio per questo (solo nel nostro Paese, nel 2023, abbiamo registrato un incremento del 135%).

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Ma se a questo aggiungiamo colate di cemento la situazione è destinata a diventare presto una catastrofe irreparabile.

consumo di suolo 2023 dati drammatici

Dati nazionali 2021-2022 ©Arpa Piemonte

[Questa situazione] rappresenta un grave vulnus per la capacità dell’Italia di adattarsi ai cambiamenti climatici, con nostri sempre più fragili territori che non possono più permettersi questo tasso di artificializzazione del suolo. Non possono permetterselo neanche dal punto di vista strettamente economico, come ci indica ormai da tempo la Commissione Europea

Infatti la crescente impermeabilizzazione del suolo ha delle terribili ricadute, risultando in processi di artificializzazione, perdite di suolo e degrado a scala locale, anche in termini di erosione dei paesaggi rurali, perdita di servizi ecosistemici e vulnerabilità agli eventi estremi.

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Fonti: ISPRA / Sistema Nazionale Protezione Ambiente / ISPRA/Youtube / Arpa Piemonte

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