Carne di manzo: sai davvero quanto inquina? Dipende anche dal metodo di cottura

Non solo carne di manzo, ecco la classifca degli alimenti che contribuiscono di più ad inquinare il nostro Pianeta. Nella top 5 c'è anche il formaggio e il caffé. Il problema non riguarda soltanto la loro produzione, a incidere sul livello di emissioni è anche il metodo di cottura che si sceglie

Quando si pensa agli alimenti più insostenibili per il nostro Pianeta non può non venire in mente un hamburger o comunque un prodotto a base di carne. Ma vi siete mai domandati quali cibi siano più inquinanti in assoluto? A svelarlo è una recente classifica pubblicata dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), che si basa su una serie di studi condotti dall’Università di Oxford o dall’Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa.

Al primo posto nella lista nera troviamo il manzo, che rappresenta il prodotto alimentare che genera il maggior livello di anidride carbonica.

“Per produrre 1 kg di manzo, infatti, si rilasciano in atmosfera 59,6 kg di CO2 attraverso tutte le varie fasi che vanno dalla produzione alla vendita: cambiamenti del suolo, allevamento, mangimi per animali, lavorazione, trasporto, vendita, packaging” spiegano i medici di SIMA.

A seguire, si piazza si colloca l’agnello: la produzione di un chilo di questa carne contribuisce a generare ben 24,5 kg di CO2). Al terzo posto, si piazza, invece, il formaggio: per  un chilo vengono emessi 21,2 kg di CO2.

Inoltre, fra i prodotti meno sostenibili ne spiccano anche due ancora sottovalutati, ovvero il cioccolato (per produrne un chilo si generano 18,7 kg di CO2) e il caffè (in atmosfera vengono rilasciati 16,4 kg di anidride carbonica per ogni chilo prodotto).

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La classifica completa degli alimenti che inquinano di più

Riepilogando, quindi, questa è la classifica dei cibi più inquinanti:

  1. Carne di manzo (59,6 chili di CO2 per un chilo)
  2. Carne di agnello (21,2 chili di CO2 per un chilo)
  3. Formaggio (21,2 chili di CO2 per un chilo)
  4. Cioccolato (18,7 chili di CO2 per  un chilo)
  5. Caffè (16,4 chili di CO2 per un chilo)

A confermare questi dati un’ analoga ricerca condotta dall’Università di Oxford su oltre 57mila cibi venduti nei principali supermercati. Lo studio, che prende in considerazione quattro indicatori ambientali (emissioni di gas serra, uso dell’acqua, uso del suolo, e potenziale di eutrofizzazione acquatica), attribuisce il punteggio di inquinamento più elevato proprio alla voce “manzo e agnello”: 34,72 su 100. Seguono salumi e formaggi (9,13), noci e frutta secca (7,79).

I prodotti di origine animale sono quindi quelli che causano il quantitativo più elevato di emissioni di CO2, mentre prodotti a base di cereali, frutta e verdura costituiscono i prodotti più ecosostenibili – aggiunge SIMA – In Italia si stima che l’85% delle emissioni nel settore alimentare riguardi proprio cibi di origine animale.

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I metodi di cottura più pericolosi per ambiente e salute

Anche il nostro modo di cucinare puà influire parecchio, facendo schizzare le emissioni inquinanti. A tal proposito, non tutti i metodi di cottura sono uguali, anzi. Tra i più pericolosi per l’ambiente, ma anche per la salute umana, c’è quello che prevede l’utilizzo del carbone.

Uno studio sull’Impatto ambientale dei principali sistemi di cottura domestici pubblicato sull’Italian Journal of Food Science segnala come la formazione di polveri sottili risulti massima per i sistemi di cottura a carbone (7,5 kg PM2.5e pro-capite/anno) con un impatto da 1210 kg di CO2e pro-capite/anno; 607 kg CO2e/anno la carbonella.

Ancora oggi circa 2,5 miliardi di persone in tutto il mondo utilizzano legna da ardere, residui colturali, carbone o sterco essiccato per cucinare, mentre il resto della popolazione mondiale fa uso di gas naturale, cherosene, GPL, elettricità. – ricordano Alessandro Miani, presidente di Sima – La combustione generata dalla cottura dei cibi dà origine all’interno degli ambienti domestici a fumi con un livello di contaminanti nettamente superiore a quello raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Una forma di inquinamento indoor che causa non solo malattie respiratorie, cancro ai polmoni, broncopneumopatia cronica ostruttiva, polmonite, problemi cardiovascolari, fino alla cataratta, ma anche ben 4 milioni di morti premature all’anno su scala globale.

Anche le cucine a gas, presenti nel 68,7% delle case italiane, non sono affatto amiche dell’ambiente né esenti da rischi per la salute. Queste emettono, infatti, biossido di azoto (NO2), monossido di carbonio (CO), anidride carbonica e metano incombusto (CH4), che possono permanere negli ambienti anche per ore dopo l’uso dei fornelli.

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Circa 700mila bambini nell’Ue e 234mila in Italia presentano ogni anno sintomi dell’asma riconducibili all’uso del gas per le cotture degli alimenti, con costi sanitari in Europa pari a 3,5 miliardi di euro all’anno – avvisa Miani – Una famiglia che sceglie di sostituire i fuochi tradizionali a gas con un piano cottura ad induzione risparmia in media 245 kg di CO2, l’equivalente della quantità di anidride carbonica assorbita da 13 alberi. Il rendimento di un piano a induzione non solo è pari in media al 90% contro una media dal 40% al 65% delle cotture a gas, ma per cucinare la stessa pietanza impiega fino al -50% di tempo, con benefici diretti sull’ambiente e sulla salute umana.

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Fonti: SIMA/Oxford University

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