Cosa sono le Terre oscure, coltivate dagli indigeni dell’Amazzonia (e più preziose di quanto possiamo immaginare)

Il suolo ricco di nutrienti noto come “terra oscura” è coltivato da secoli dagli agricoltori indigeni dell’Amazzonia e potrebbe rallentare il cambiamento climatico

Gli agricoltori indigeni dell’Amazzonia coltivano terreni ricchi di sostanze nutritive e che immagazzinano carbonio per avere raccolti più prosperosi. Il suo ricco di nutrienti è noto come ‘terra oscura’ e adesso un nuovo studio ci dice che i popoli indigeni attuano questa pratica da secoli.

Lo studio di questa tecnica di coltivazione potrebbe aiutare a realizzare sforzi più ampi per immagazzinare il carbonio nel suolo nel tentativo di rallentare il cambiamento climatico. Conosciuto come terra preta (suolo nero), questo particolare tipo di terreno è presente in alcuni luoghi dell’Amazzonia. La terra nera fa parte della macro-categoria dei cosiddetti black soils, conosciuti per la loro  fertilità.

Nonostante la reputazione verdeggiante dell’Amazzonia, il terreno nella regione calda e umida non è molto fertile. Come grandi insediamenti di persone siano riusciti a coltivare cibo sufficiente ha a lungo lasciato perplessi i ricercatori. La terra oscura, come dicevamo, è un terreno ricco di materiale organico che si trova vicino o intorno agli insediamenti umani, in particolare in cumuli di rifiuti. Nel terreno si trovano spesso manufatti come ceramiche rotte, insieme a un’alta concentrazione di sostanze nutritive che rendono la terra più scura rispetto ai terreni naturali circostanti.

Tale terreno è stato trovato in molti siti archeologici dell’Amazzonia e sembra che fosse utilizzato per l’agricoltura, ma non era chiaro se la terra scura fosse attivamente coltivata o semplicemente un sottoprodotto dell’attività umana. Durante la ricerca, gli studiosi hanno confrontato il suolo di un villaggio moderno con quello di diversi insediamenti storici e antichi nel bacino del fiume Xingu, nell’Amazzonia sud-occidentale. Hanno anche studiato il modo in cui gli agricoltori indigeni utilizzano oggi il suolo in un villaggio della regione e dimostrato che alcuni siti antichi contengono tanto carbonio quanto la biomassa della foresta pluviale.

“I nostri risultati – si legge nella ricerca – dimostrano la creazione intenzionale della terra oscura ed evidenziano il valore della conoscenza indigena per la gestione sostenibile della foresta pluviale”.

Per studiare l’arricchimento e la distribuzione dei suoli modificati, gli scienziati hanno analizzato campioni di suolo provenienti da quattro siti archeologici, due villaggi storici e un villaggio moderno nella regione dell’Alto Xingu. Le interviste hanno rivelato che gli agricoltori indigeni spargono intenzionalmente cenere e rifiuti organici sul terreno per fertilizzarlo e creare terra oscura, che chiamano eegepe , per la successiva coltivazione. Una bella scoperta che potrebbe aiutare a rallentare il cambiamento climatico.

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Fonte: Science Advances

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