Re Carlo è pronto a riconoscere i crimini del colonialismo britannico in Kenya

In occasione dei festeggiamenti del 60esimo anniversario dell'indipendenza del Kenya, Re Carlo III si recherà in visita per rinsaldare il legame con il Paese africano e affrontare l'oscuro capitolo del colonialismo, che ha lasciato una ferita ancora aperta nella popolazione

Il 31 ottobre Re Carlo III, che ha preso il trono della Regina Elisabetta, volerà in Kenya insieme alla consorte Camilla, in occasione del 60esimo anniversario dell’indipendenza del Paese africano dal Regno Unito. Per per il sovrano britannico si tratterà molto più di una semplice visita di Stato: innanzitutto sarà la prima in una nazione del Commonwealth nelle vesti di re; ma soprattutto sarà l’occasione per riflettere sulle atrocità commesse dal Impero britannico sul territorio del Kenya. La colonia kenyana fu istituita nel 1920 e soltanto nel 1963 la nazione si rese indipendente.

I due Paesi si sono riavvicinati per motivi economici e politici negli ultimi anni, ma il popolo kenyota, al momento guidato dal presidente William Ruto, non ha mai dimenticato il trattamento subito dalla corona inglese.

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Una ferita ancora aperta per il popolo kenyota

“La visita riconoscerà anche gli aspetti più dolorosi della storia condivisa del Regno Unito e del Kenya, inclusa l’emergenza (1952-1960). – si legge nel comunicato pubblicato da Buckingham Palace – Sua Maestà si prenderà del tempo durante la visita per approfondire la sua comprensione dei torti subiti in questo periodo dal popolo del Kenya. Insieme, le Loro Maestà visiteranno un nuovo museo dedicato alla storia del Kenya e deporranno una corona di fiori presso la Tomba del Guerriero Ignoto ai Giardini Uhuru, oltre a visitare il luogo della dichiarazione di indipendenza del Kenya nel 1963.

Secondo la Commissione per i diritti umani del Kenya, circa 90.000 persone sono state giustiziate, torturate o mutilate durante l’operazione di controinsurrezione britannica. A partire dal 1952 nella colonia kenyana scoppiò una rivolta al grido di “Land and Freedom!” contro il dominio del Regno Unito. A portarla avanti fu il movimento nazionalista Mau-Mau formato da africani di principalmente di etnia Kikuyu, la cui voce fu repressa con violenza da parte dell’esercito britannico. Per giustificare questa crudeltà nei confronti della popolazione kenyana gli inglesi dipinsero i Mau-Mau come dei selvaggi, che si erano macchiati di efferatezze.

Soltanto nel 2013 il Regno Unito ha rilasciato una storica dichiarazione di rammarico per le “torture e altre forme di maltrattamenti” avvenuti in epoca coloniale e ha versato risarcimenti per 19,9 milioni di sterline a circa 5.200 persone.

Nel 2022, l’allora principe di Galles ha compiuto un altro passo avanti verso i popoli che sono stati oppressi dal colonialismo, esprimendo il suo “dolore personale” per “l’impatto duraturo della schiavitù” in Ruanda.

“Per sbloccare il potere del nostro futuro comune, dobbiamo anche riconoscere gli errori che hanno plasmato il nostro passato. Molti di questi torti appartengono a un’epoca precedente con valori diversi e, per certi versi, minori” ha dichiarato in quell’occasione.

Naturalmente le scuse e le parole non basteranno a cancellare decenni di orrore, ma rappresentano un’importante presa di coscienza e una condanna nei confronti della violenza sanguinaria che ha contraddistinto il colonialismo europeo.

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Fonte: The Royal Family

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