Le strategie per recuperare e reintrodurre il castoro in Italia e in Europa stanno dando i risultati sperati. Uno studio scientifico mostra le aree più idonee al ripopolamento del roditore e quelle più problematiche. Serve ora però un monitoraggio continuo della specie per scongiurare deviazioni di rotta
Dopo ormai cinque secoli di assenza, il castoro europeo, Castor fiber, è tornato ufficialmente a ripopolare il nostro Paese grazie agli sforzi di reintroduzione e rewilding compiuti da nord a sud. A rivelarlo è un nuovo studio scientifico pubblicato sulla rivista Animal Conservation.
I ricercatori dell’Università Statale di Milano e dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iret) di Sesto Fiorentino hanno esaminato i dati raccolti sulla specie in tutta l’Europa concentrandosi in particolar modo sulla situazione italiana.
Per mezzo del database di distribuzione delle specie iNaturalist e le ricerche sul campo finanziate dal fondo inglese Beaver Trust, gli esperti hanno studiato a fondo i modelli di distribuzione del castoro, stimato l’entità dei gruppi, condotto indagini approfondite nelle aree frequentate dal roditore.
Abbiamo curato le attività di monitoraggio, raccolta dei campioni per le analisi genetiche, monitoraggio dei punti di presenza, eventuali analisi necroscopiche e determinazione degli effetti sugli ecosistemi forestali” ha affermato Emiliano Mori del Cnr-Iret.
I risultati appaiono incoraggianti. I ricercatori hanno identificato molte aree europee adatte al castoro, zone che potrebbero costituire un potenziale habitat per gli esemplari in futuro. Queste sono nello specifico l’Europa centrale, la Scandinavia meridionale e i Paesi baltici.
Per quanto riguarda l’Italia, la più elevata idoneità ambientale si è verificata nelle zone pedemontane a sud delle Alpi e in gran parte degli Appennini. Territori che presentano una bassa idoneità sono invece la Pianura padana orientale, le aree costiere e le isole.
Gli studiosi hanno individuato anche le aree di potenziale conflitto essere umano – castoro dove la presenza del castoro potrebbe essere problematica per il tipo di paesaggio e le attività antropiche. Le principali aree si trovano nell’Italia nord-orientale e nell’Italia centrale.
Le aree di potenziale conflitto con l’uomo sono principalmente distribuite in centro Italia (soprattutto in Toscana, Umbria e Marche), e in Trentino Alto-Adige, dove i castori potrebbero avere accesso ad aree con presenza di piantagioni arboree o infrastrutture sensibili alle attività della specie. I modelli suggeriscono invece aree di potenziale conflitto molto limitate in Friuli Venezia-Giulia” ha spiegato Mattia Falaschi, primo autore dello studio.
La ricerca dimostra che il peso della attività umane come il cambiamento climatico hanno alterato ulteriormente l’habitat del castoro, mettendo i bastoni tra le ruote a un animale che per via della caccia ha già rischiato l’estinzione. I dati provano anche, tuttavia, che negli ultimi tempi è avvenuto un recupero della specie.
Fondamentale è ora proseguire con le attività di monitoraggio per tutelare il castoro, prevenendo possibili conflitti tra l’essere umano e la fauna selvatica che potrebbero vanificare i risultati ottenuti.
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Fonte: Animal Conservation
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