L'ascolto della musica ci "sincronizza" con le persone che abbiamo attorno e che ascoltano insieme a noi: un altro piccolo segnale del potere della musica
Ascoltare musica insieme agli altri, magari a un concerto, è molto più di un’esperienza di condivisione di un’opera d’arte, ma ha effetti incredibili sulle nostre funzioni vitali che sembrano “sincronizzarsi” con quelle di chi è accanto a noi.
Lo ha dimostrato un recente studio condotto dai ricercatori dell’Università di Berna, che sottolinea quanto siamo coinvolti anche a livello fisico da un’esperienza estetica come l’ascolto della musica.
Lo studio
Per dimostrare questo, i ricercatori svizzeri hanno coinvolto un campione di 132 persone nell’ascolto di tre brani di musica classica, eseguiti da un quintetto d’archi.
Durante la partecipazione alle tre esibizioni, sono stati misurati alcune funzioni di tutte le persone presenti nel pubblico (frequenza cardiaca, frequenza respiratoria, conduttività elettrica della pelle, movimenti) per vedere se vi fossero degli elementi comuni.
Esistono infatti studi precedenti che hanno dimostrato quanto la musica possa essere in grado di indurre la sincronizzazione negli ascoltatori, ma le indagini condotte in tal senso nell’ambito di concerti dal vivo sono ancora esigue.
Quando si svolge un’attività a stretto contatto con un’altra persona, contemplando magari un’interazione diretta e duratura nel tempo, è normale osservare il fenomeno della “sincronizzazione” in azioni come il respirare o il camminare.
Nello studio svizzero, i partecipanti sono stati monitorati attraverso telecamere (per registrare i movimenti) e sensori indossabili (per i parametri vitali come ritmo del respiro e battito cardiaco); inoltre, tutti hanno compilato un questionario relativo al loro stato d’animo e alla loro personalità in generale.
Si è osservata una notevole sincronizzazione tra i membri del pubblico per quanto riguarda il movimento, la frequenza cardiaca, la frequenza respiratoria e la conduttività elettrica della pelle, con i valori massimi di sincronizzazione osservati nella frequenza respiratoria.
Ma non solo: grazie ai risultati raccolti con i questionari, i ricercatori hanno dimostrato che alcuni tratti della personalità più di altri predispongono a una maggiore sincronizzazione con il resto delle persone presenti in sala durante l’ascolto – o, al contrario, inibiscono tale sincronizzazione.
Nel dettaglio, le persone più estroverse e creative avrebbero maggiori probabilità di sincronizzarsi, mentre quelle con tratti nevrotici o isterici meno.
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Fonte: Scientific Reports
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