La sentenza della Corte di Cassazione che può cambiare tutto sul salario minimo

Svolta nel dibattito sul salario minimo: la Corte di Cassazione ha dato ragione a un vigilante che sosteneva che il suo salario minimo non gli assicurasse una vita “dignitosa”

La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza di grande rilevanza che potrebbe avere impatti significativi sul fronte del dibattito politico concernente il salario minimo. L’origine di tale pronuncia è legata al caso di un vigilante che contestava il suo stipendio mensile di 650 euro, sostenendo che non rispettasse l’articolo 36 della Costituzione. Quest’ultimo afferma che chi lavora:

ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

La Corte ha dato ragione al dipendente, dichiarando che la contrattazione collettiva di settore da sola non è sufficiente a garantire il rispetto dei diritti sanciti dall’articolo 36 della Costituzione. La sentenza ha stabilito che il salario minimo orario indicato nei contratti collettivi nazionali non costituisce necessariamente uno strumento adeguato ad assicurare la piena tutela dei diritti costituzionali.

Di conseguenza, i giudici potrebbero emettere pronunce contrarie anche nei confronti delle aziende che, pur rispettando il salario minimo individuato dalla contrattazione collettiva, non garantiscono un reddito sufficiente per condurre una vita dignitosa.

Si potranno usare gli indicatori economici e statistici dell’ISTAT

Nel valutare se lo stipendio di un dipendente sia conforme alla Costituzione, i giudici potranno ora far riferimento a fonti esterne, come gli indicatori economici e statistici utilizzati dall’ISTAT per calcolare la soglia di povertà.

È cruciale sottolineare che, nel nostro sistema giuridico, la remunerazione non è considerata solo come il compenso per la prestazione lavorativa, bensì come un mezzo per assicurare un’esistenza dignitosa all’individuo, superando quindi la mera logica di mercato.

Le conseguenze di questa sentenza sulla possibile introduzione di un salario minimo potrebbero essere significative. La Corte ha messo in evidenza una criticità nel sistema dei contratti collettivi, suggerendo che essi non sempre sono sufficienti a garantire un reddito congruo per una vita dignitosa.

Pur non specificando come questo debba essere realizzato, la sentenza ha sottolineato l’importanza di assicurare un salario dignitoso per tutti, come sancito dalla Costituzione. Questo rappresenta una nuova variabile da considerare in vista della ripresa del dibattito parlamentare sul salario minimo previsto per metà ottobre.

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Fonte: Corte Suprema di Cassazione

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