Il Caravaggio che nessuno ha mai visto: la Presa di Cristo torna visibile dopo 70 anni

Dopo infinite controversie giudiziarie e un lungo lavoro di restauro, si potrà ammirare la Presa di Cristo” di Caravaggio presso Palazzo Chigi ad Ariccia

Ottime notizie per gli appassionati d’arte. La prima versione della “Presa di Cristo” di Caravaggio sarà infatti esposta al pubblico dopo 70 anni, con il capolavoro che è stato interamente restaurato. Sarà visibile dal 14 ottobre al 14 gennaio 2024 in una mostra allestita presso Palazzo Chigi ad Ariccia.

L’opera fu esibita per l’ultima volta nel 1951, durante la storica “Mostra del Caravaggio e dei caravaggeschi” tenutasi al Palazzo Reale di Milano e curata da Roberto Longhi. In quel periodo il dipinto era in uno stato di degrado, con varie ridipinture, ma queste sono state rimosse durante il recente restauro.

Uno dei momenti più intensi di Caravaggio

Le approfondite indagini diagnostiche hanno rivelato importanti cambiamenti nella composizione, sottolineando ulteriormente l’autenticità e l’alta qualità dell’opera, confermate fin dal suo ritrovamento nel 2003. Per questo la “Presa di Cristo” è stata notificata dallo Stato Italiano come opera di particolare interesse nazionale con un Decreto del 2 dicembre 2004 del Ministero dei Beni Culturali, in virtù della sua eccezionalità.

La complessità della composizione di Caravaggio, con i suoi significati iconografici, iconologici e concettuali, che la differenziano dalle sue opere destinate a committenti privati, ne fa un soggetto degno di un’esplorazione monografica.

Questo capolavoro di Caravaggio rappresenta uno dei momenti più intensamente spirituali e pieni di pathos della sua produzione artistica durante il periodo romano. Contrariamente ai suoi lavori precedenti, dominati da soggetti di genere e mitologici, la “Presa di Cristo” segna una radicale svolta espressiva.

Un passato difficile, costellato di colpi di scena

La storia della “Presa di Cristo” è caratterizzata da una serie di vicissitudini affascinanti. L’antiquario Mario Bigetti ha acquistato il dipinto nel giugno 2003. La vera sfida era determinare se il dipinto fosse la migliore copia conosciuta del dipinto perduto di Caravaggio appartenente alla Collezione Mattei, come affermato da Roberto Longhi nel 1943, o se potesse essere considerato un originale del maestro, come sperava il proprietario.

Con il progressivo processo di restauro eseguito con grande perizia dalla restauratrice Carla Mariani, le parti originali del dipinto, oscurate da ridipinture estese e incoerenti, sono emerse in tutta la loro straordinaria qualità. È diventato evidente che l’opera aveva un passato turbolento, con probabili cambi di proprietà e discutibili interventi conservativi.

Grazie all’attenzione crescente suscitata dal dipinto, esperti come Mina Gregori, Sir Denis Mahon e Claudio Strinati iniziarono a credere che si trattasse del prototipo del dipinto di Caravaggio da cui derivò la replica esposta alla National Gallery of Ireland di Dublino, scoperta da Sergio Benedetti nel 1993.

Tuttavia, nel 2004, è emersa una disputa legale sulla proprietà del dipinto, che nonostante ogni decisione giuridica abbia riconosciuto chiaramente a Bigetti la sua proprietà, ha innescato una causa legale durata diciotto lunghi anni. Il dipinto è stato sequestrato dalle autorità giudiziarie, allontanandolo dal legittimo proprietario per quasi due decenni. Solo l’anno scorso, finalmente, la controversia legale e il sequestro sono terminati.

La sua storia è stata ricreata all’interno della mostra

La mostra offre anche una prospettiva sulla difficile storia di questa straordinaria opera d’arte e delle sue testimonianze pittoriche. All’interno è stata ricreata un’immagine ideale dell’atelier di Caravaggio, con la tela posta su una parete nera, illuminata diagonalmente dall’alto a sinistra, seguendo le testimonianze storiche di Bellori e Mancini. Nella stessa sala i visitatori possono esaminare pannelli che mostrano la radiografia dell’opera, la sua riflettografia e una riproduzione della versione di Dublino.

Altri pannelli didattici forniscono dettagli su 15 copie della composizione e la sua storia. Inoltre sono esposti altri dipinti, come la “Presa di Cristo” del Cavalier d’Arpino, un dipinto rinascimentale raffigurante lo stesso soggetto di Giorgione e una versione della “Baruffa di Bruttobuono” di Francesco Villamena, che sono riferimenti per la composizione di Caravaggio. In un’altra sala sono esposte copie contemporanee tratte da famosi dipinti di Caravaggio realizzate da artisti come Nicola Ancona, Giancarlo Pignataro e Guido Venanzoni.

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Fonte: Palazzo Chigi Ariccia

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