Ennesimo provvedimento ancor più restrittivo contro chi non indossa il velo: in Iran si rischia fino a 10 anni di carcere nonché sanzioni pecuniarie molto elevate
Non si ferma l’ondata di crudeltà e di odio in Iran, ma anzi si inasprisce con l’ennesimo provvedimento che viola i diritti umani. Il parlamento ha infatti approvato un disegno di legge che prevede pene più severe per le donne che si rifiutano di indossare il velo islamico obbligatorio, l’hijab, in pubblico e per chi le sostiene.
Chi non rispetterà l’obbligo andrà incontro a sanzioni pecuniarie molto elevate, che vanno da 4.000 a 8.000 euro. Il disegno di legge estende le pene anche ai proprietari di attività commerciali che servono donne che non indossano il velo obbligatorio e agli attivisti che protestano contro tali norme “o incoraggiano altri a farlo”.
I trasgressori potrebbero rischiare fino a 10 anni di carcere se l’infrazione avviene in modo organizzato. Si tratta di un significativo aumento delle pene rispetto alle sanzioni attuali che prevedono multe comprese tra 10 centesimi e 10 euro o detenzione da 10 giorni a due mesi.
Un provvedimento che arriva a pochi giorni dall’anniversario della morte di Mahsa Amini
Il disegno di legge, approvato da 152 legislatori del parlamento iraniano su 290 seggi, per entrare in vigore prevede la ratifica del Consiglio dei Guardiani, un organo clericale composto da teologi e giuristi affiliati all’ala ultraconservatrice che funge da organo di controllo costituzionale. Con grande probabilità, dunque, non ci sono dubbi sulla sua approvazione.
Il tutto, come se non bastasse, avviene pochi giorni dopo l’anniversario della morte di Mahsa Amini (avvenuta il 16 settembre 2022), la ventiduenne arrestata e uccisa dalla polizia morale per aver violato il codice di abbigliamento del Paese. Le proteste che ne seguirono, come ben sappiamo, sfociarono in una violenta repressione.
Le stime indicano che almeno 500 manifestanti furono uccisi negli scontri, mentre si registrarono migliaia di feriti e oltre 22.000 arrestati. Numerose testimonianze hanno anche denunciato abusi, torture e violenze sessuali nei centri di detenzione e nelle carceri. Sette dei detenuti sono stati condannati a morte per impiccagione.
Nonostante i pericoli di non farlo, molte donne hanno continuato a non rispettare le regole sull’uso dell’hijab. Ciò ha provocato una nuova campagna per farle rispettare durante l’estate. I governanti clericali iraniani considerano la legge sull’hijab come un pilastro fondamentale della Repubblica islamica e hanno dato la colpa delle proteste alle nazioni occidentali.
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Fonte: AP News
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