Già in 16 Regioni si era dato avvio alla fase di preapertura della stagione venatoria 2023-2024. Rispetto agli scorsi anni, solo in Campania e nel Molise è intervenuto il TAR a bloccare parzialmente o totalmente la preapertura
Il Governo, con il Piano straordinario quinquennale per il “controllo” di tutte le specie, nessuna esclusa e in qualunque periodo, ha messo in atto una vera deregulation venatoria
Non è un caso che proprio l’Italia sia tornata sotto la lente dell’Europa attraverso l’apertura di una procedura EU Pilot (n. 2023/10542). L’ipotesi è quella della violazione delle norme europee in materia di caccia, in particolare per il mancato rispetto della direttiva Uccelli (2009/147 CEE) e del Regolamento europeo 2021/57 che vieta l’utilizzo e la detenzione del piombo nelle munizioni da caccia nelle zone umide.
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Eppure, domenica 17 settembre si riapre la stagione venatoria in Italia: ignorando i rischi sanitari derivanti dalla caccia e dalle prassi venatorie (uccisione, eviscerazione, dissanguamento di animali), le doppiette ricominceranno a uccidere milioni di animali.
Sono ben 21 le specie che in Italia sono cacciabili pur versando in un cattivo stato di conservazione, per 17 di queste non esiste neppure un piano di gestione, mentre per quattro (allodola, coturnice, tortora selvatica e moriglione) i piani approvati sulla carta sono, nei fatti, totalmente inattuati, tutto questo mentre il bracconaggio continua ad essere una vera e propria piaga nazionale,
Quest’anno, poi – dicono da ENPA – l’emergenza è fortissima. Il primo posto spetta alla politica faunicida del governo e della maggioranza. Il governo con il famigerato Piano straordinario quinquennale per il “controllo” di tutte le specie, nessuna esclusa e in qualunque periodo, una vera deregulation venatoria. La maggioranza, con le proposte di legge in discussione nella commissione Agricoltura della Camera tese a dare alle regioni pieni poteri per uccidere orsi e lupi.
E non solo, con le temperature sempre più elevate, sempre più eventi estremi colpiscono la biodiversità, ma non c’è di contro nessun provvedimento di sospensione degli spari.
Per la politica la biodiversità non è un valore, nonostante l’articolo 9 della Costituzione l’abbia posta tra i valori fondamentali e affermi la sua tutela da parte dello Stato. Il piombo, infine, avvelena le acque e i terreni, fa strage di selvatici e minaccia la nostra salute.
La sensazione, quindi, è che la priorità sia garantire ai cacciatori la possibilità di usare ancora i famigerati pallini nelle zone umide, in violazione delle norme europee. A quando un cambio di tendenza?
Intanto in Emilia Romagna il Consiglio di Stato conferma il posticipo al 1 ottobre
Federcaccia aveva tentato di ribaltare in sede cautelare l’Ordinanza del 7 settembre scorso del TAR di Bologna che ha disposto il posticipo dal 17 settembre al 1 ottobre dell’apertura della stagione venatoria 2023/24, oltre a dimezzare il numero di giornate aggiuntive per la caccia da appostamento nei mesi di ottobre e novembre.
Il Consiglio di Stato, infatti, con proprio decreto n. 3832 di oggi, 15 settembre ha respinto l’istanza dei legali della principale associazione venatoria.
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Fonte: ENPA
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