Tra poco, proprio il 27 settembre, sei giovani portoghesi porteranno a processo 32 Paesi in un’udienza davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo per non aver fatto la loro parte per evitare la catastrofe climatica. Sarà la più grande azione legale sul clima mai vista fino ad oggi
Era il 3 settembre del 2020 quando diedero il via a un caso senza precedenti contro oltre 30 Paesi europei presso la Corte europea dei diritti dell’uomo. Dopo l’estate più calda mai registrata in Europa, c’è una data certa: il caso verrà discusso tra poco, proprio il 27 settembre 2023. 22 giudici e una udienza senza precedenti.
Esattamente come i ragazzi del Montana, loro sono sei giovani portoghesi, oggi di età compresa tra gli 11 e i 24 anni, che proprio tre anni fa con il sostegno dell’organizzazione non profit Global Legal Action Network si rivolsero alla Corte europea per i diritti dell’uomo accusando 32 Stati (il caso era stato inizialmente intentato contro tutti i 27 Stati membri dell’Ue – quindi anche Italia – più Norvegia, Russia, Svizzera, Turchia, Regno Unito e Ucraina. Considerando gli Stati membri dell’UE come un blocco, questi Paesi costituiscono i maggiori emettitori di gas serra in Europa. In seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, i giovani ricorrenti hanno ritirato la causa contro l’Ucraina) di inazione climatica e di aver violato i diritti umani per non aver preso sufficienti misure per mantenere l’aumento delle temperature medie globali sotto 1,5 °C, la richiesta preferenziale dell’accordo sul clima di Parigi.
I Governi europei hanno il dovere legale di intraprendere azioni molto più radicali e urgenti per ridurre le emissioni di gas serra, sostenevano (e sostengono ancora oggi), dopo che nella disastrosa estate del 2017 imperversarono incendi in Portogallo, Grecia, Spagna, Croazia e Italia.
Questo caso è senza precedenti nella sua portata e nelle sue conseguenze. Mai prima d’ora così tanti Paesi hanno dovuto difendersi di fronte a qualsiasi tribunale in qualsiasi parte del mondo, ha dichiarato Gearóid Ó Cuinn, del Global Legal Action Network (GLAN), che sostiene i ricorrenti.
Gli avvocati presenteranno le prove che le attuali politiche dei 32 Paesi significano che il mondo è sulla buona strada per raggiungere i 3°C di riscaldamento globale entro la vita più adulta dei giovani.
Just 2️⃣ weeks to go until our #Youth4ClimateJustice case is heard❗
Our case was fast-tracked and referred to the Grand Chamber, which only happens in a fraction (0.03%) of cases when they raise extremely important issues.
Read more about our case 👇https://t.co/gQlGHLt5mG pic.twitter.com/9AQTwvB6fW
— Youth4ClimateJustice (@Y4CJ_) September 13, 2023
Qui in Portogallo siamo uno dei paesi più colpiti – dicono ancora. Abbiamo avuto 43° C quest’anno; che è estremamente caldo, era più caldo di Dubai. Non è normale.
Secondo l’accusa, i diritti umani dei sei giovani e di tutti i ragazzi non sono sostenuti dalle nazioni europee: il loro diritto alla vita ma anche il loro diritto a essere liberi da trattamenti inumani o degradanti, il loro diritto alla privacy e alla vita familiare e il loro diritto ad essere liberi dalla discriminazione.
L’udienza si terrà a Strasburgo il 27 settembre davanti a 22 giudici.
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Fonte: Global Legal Action Network
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