Orrore in Uganda, ventiduenne arrestato con l’accusa di “omosessualità aggravata” rischia la pena di morte

In base alla nuova legge introdotta in Uganda, i rapporti consensuali tra persone dello stesso sesso possono essere puniti con l’ergastolo e la pena di morte

Una legge barbara, un affronto ai diritti umani. Ed ora sta iniziando ad entrare tristemente in vigore. Stiamo parlando della legge anti-LGBTQ+ introdotta quest’anno in Uganda che rende il “reato”, ovvero i rapporti consensuali tra persone tra lo stesso sesso, punibile con la morte e con pene fino all’ergastolo.

È notizia di questi giorni l’arresto di un ragazzo di 22 anni con l’accusa di “omosessualità aggravata”. Secondo quanto ha dichiarato Jacquelyn Okui, portavoce della Direzione delle Procure dell’Uganda, il “sospetto” è stato accusato a Soroti, nell’Uganda orientale, ed è in custodia cautelare in carcere. Si presenterà in tribunale per la discussione del caso.

In base al documento di accusa, è ritenuto responsabile di aver avuto “rapporti sessuali illegali” con un maschio adulto di 41 anni. Il capo d’imputazione recita: “omosessualità aggravata, contraria alla legge anti-omosessualità del 2023”.

A nulla valgono gli appelli all’abrogazione, la legge gode di un ampio sostegno

Non è chiaro se si tratti della prima volta che un ugandese viene accusato di omosessualità aggravata – ovvero il reato più grave – ai sensi della nuova legge oppure sia solamente il primo caso che ha avuto eco al di fuori dei confini nazionali.

Adrian Jjuuko, direttore esecutivo del Forum per la sensibilizzazione e la promozione dei diritti umani, ha fatto sapere che la sua organizzazione ha documentato 17 arresti nei mesi di giugno e luglio in seguito all’adozione della legge. All’inizio del mese, in seguito a una soffiata, la polizia ha arrestato quattro persone, tra cui due donne, in un centro massaggi nel distretto orientale di Buikwe, per presunta attività omosessuale.

La legislazione, entrata in vigore a maggio, è stata condannata dalle Nazioni Unite, da governi stranieri, tra cui gli Stati Uniti, e da gruppi di difesa dei diritti globali. Questo mese la Banca Mondiale ha annunciato la sospensione di nuovi prestiti alla nazione dell’Africa orientale, affermando che la legge “contraddice fondamentalmente” i valori sostenuti dall’istituto di credito statunitense.

A maggio, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha chiesto l’immediata abrogazione delle misure che ha definito “una tragica violazione dei diritti umani universali” e ha minacciato di tagliare gli aiuti e gli investimenti in Uganda.

Tuttavia nulla sembra fermare gli intenti del governo, con la legge che gode di un ampio sostegno nel Paese conservatore e prevalentemente cristiano, dove i legislatori hanno difeso le misure come un necessario baluardo contro la percezione dell’immoralità occidentale.

Fonte: AP News

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