Corsa alle armi in Emilia-Romagna con la preapertura della stagione venatoria 2023-2024 malgrado l'alluvione e i danni sulle popolazioni di animali selvatici. La caccia non sembra conoscere ostacoli
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Fucili in mano in Emilia-Romagna dove da ieri, domenica 3 settembre, è ufficialmente iniziata la preapertura della stagione venatoria per l’anno 2023-2024. Una scelta, quella della giunta regionale, che lascia molto discutere dopo la tremenda alluvione da inizio maggio e i danni giganteschi inflitti al territorio e agli animali tra cui i selvatici.
Ciò non è bastato a fermare l’attività venatoria. Nella regione si potrà cacciare cornacchia grigia, gazza, ghiandaia, merlo, tortora e colombaccio il giovedì e la domenica fino alle ore 13.00 del 14 settembre. Dal 17 settembre in poi vi sarà l’apertura vera e propria della caccia alla fauna selvatica stanziale e migratoria.
Tra gli esemplari cacciabili vi sono cinghiali, cervi, daini, volpi, ma anche fagiani, lepri, conigli selvatici e altre specie che non hanno avuto nemmeno il tempo di riprendersi dalle ondate di fango, dalle frane che hanno paralizzato l’Emilia-Romagna e già saranno bersaglio dei cacciatori.
Ignorate le richieste avanzate dalle principali associazioni animaliste italiane tra cui Enpa Ravenna, Lav Bologna, Animal Liberation, Lac Emilia-Romagna, che avevano sollecitato in maniera congiunta uno stop alla caccia nella zone alluvionate.
Nell’arco di venti giorni due grandi alluvioni in sequenza hanno causato una grave devastazione nel territorio, colpendo pesantemente anche la fauna selvatica che ha visto il proprio habitat distrutto. In conseguenza, sono state compromesse, quasi sempre in maniera irreparabile, nascite e nidificazioni in corso proprio in quel periodo sia nei territori montani, sia in pianura” hanno affermato le associazioni.
Per le organizzazioni di tutela animale e ambientale, la Regione Emilia-Romagna avrebbe dovuto applicare l’articolo 19 della legge n. 157/92 sulla fauna selvatica limitando il periodo di caccia “per importanti e motivate ragioni connesse alla consistenza faunistica o per sopravvenute particolari condizioni ambientali, stagionali o climatiche o per malattie o altre calamità”. Così però non è stato.
Una situazione analoga si sta verificando a Rodi, dove malgrado gli incendi che hanno distrutto l’isola greca e le proteste da parte degli animalisti sono state concesse le licenze di caccia per la stagione venatoria di quest’anno.
Proprio come in Emilia-Romagna dove a partire da questa preapertura e successivamente da domenica 17 settembre 2023 a mercoledì 31 gennaio 2024 si tornerà ad ammazzare gli animali selvatici, tutti i giorni fatta eccezione per il martedì e il venerdì. Nemmeno un evento estremo come un’alluvione ferma la caccia, un’attività pericolosa per l’ambiente e per l’incolumità pubblica.
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Fonti: Regione Emilia-Romagna – Enpa
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