Il premier giapponese mangia sushi in diretta nazionale per dimostrare che il pesce di Fukushima è sicuro

Il premier giapponese Fumio Kishida si è fatto filmare mentre mangia pesce crudo pescato nell'oceano dove sono state rilascate le acque della centrale di Fukushima. Un gesto fortemente simbolico con cui il Giappone ha voluto tentare di mettere a tacere le polemiche e che rimanda ad un precedente simile, risalente al 2011

I pesci pescati nell’area attorno alla centrale nucleare di Fukushima non rappresentano un pericolo per la salute umana: lo stanno ripetendo, ormai come un mantra, le autorità del Giappone, Paese che qualche giorno fa iniziato le operazioni di sversamento dell’acqua stoccata nei serbatoi della centrale danneggiata dal terremoto e dal conseguente tsnunami del 2011.

Per convincere l’opinione pubblica mondiale – in particolare la Cina e Hong Kong che hanno bloccato le importazioni di prodotti ittici – il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha deciso di compiere un gesto che sta avendo un’enorme eco mediatica.

In un filmato si è mostrato sorridente mentre gustava del sushi preparato con pesce pescato proprio nell’oceano dove lo scorso 24 agosto è stata rilasciata una parte (ancora minima) delle acque radioattive della centrale, sottoposte a uno speciale trattamento di diluzione ed eliminazione di tutte le sostanze radioattive tranne il trizio.

“Il pesce di Fukushima è delizioso e sicuro” ha dichiarato il premier mentre si trovava a pranzo con altri tre ministri. I quattro hanno mangiato sashimi di spigola, polpo e platessa, accompagnati da riso.

“Continuerò a mangiare e a sostenere gli ingredienti prodotti nella prefettura di Fukushima. Faremo tutto ciò che è in nostro potere per colmare il divario tra sicurezza e tranquillità” ha aggiunto il ministro giapponese dell’Economia del Commercio Yasutoshi Nishimura, che ha preso parte al pranzo.

La scena ci riporta alla mente un episodio analogo risalente a novembre del 2011, quando un deputato giapponese Yasuhiro Sonoda fece scalpore per aver bevuto un bicchiere di acqua proveniente da una delle vasche dell’impianto nucleare con l’obiettivo dimostrare l’efficacia del sistema di decontaminazione.

Le proteste contro il piano di sversamento delle acque di Fukushima

Il piano giapponese di smaltimento delle acque reflue di Fukushima sta creando parecchi malumori nel continente asiatico e fra le organizzazioni ambientaliste (in primis Greenpeace). Non sono bastate le rassicurazioni da parte del governo giapponese e dell‘Agenzia internazionale per l’energia atomica, che ha definito trascurabile l’impatto sull’ambiente e sulle persone e sta monitorando i livelli di radioattività (finora ben al di sotto del limite considerato sicuro dall’OMS).  Negli ultimi giorni in Cina e in Corea del Sud sono scoppiate diverse proteste contro il Giappone.

Quest’ultimo ha reagito invitando tutti a non farsi prendere dagli allarmismi e chiedendo alla Cina di eliminare il blocco alle importazioni di prodotti ittici, annunciando di volersi appellare all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC).

È bene ricordare che le operazioni di sversamento sono appena cominciate. Per riuscire a smaltire tutta l’acqua (1,34 milioni di tonnellate) immagazzinata nei serbatoi ci vorranno circa 30 anni.

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Fonti: Yasutoshi Nishimura/NHK

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