Orsi polari, perché dovremmo smettere di considerarli come simbolo del cambiamento climatico

Il riscaldamento del pianeta sta sì causando un forte declino di alcuni dei 26.000 orsi polari selvatici del mondo, ma non è così ovunque

Soli nell’Artico, circondati dal ghiaccio marino che sta scomparendo… poche favole sulla crisi climatica sono più note della condizione dell’orso polare. Questi mammiferi marini dipendono fortemente dal ghiaccio marino per la caccia e, con il riscaldamento dell’Artico, gli scienziati hanno avvertito che si estingueranno in gran parte della regione.

Sono già stati registrati cali a lungo termine in tre delle 19 sottopopolazioni di orsi polari presenti nell’Artico, tra cui quelle della parte occidentale della Baia di Hudson in Canada – tra le popolazioni più meridionali – il cui numero è sceso da 842 a 618 tra il 2016 e il 2021.

Ma alcuni ricercatori hanno avvertito che questo simbolo della crisi climatica non è utile e non è universalmente vero e può minare gli sforzi di conservazione alimentando la diffidenza di alcune comunità indigene nell’Artico. A loro avviso, altre specie sono più adatte a simboleggiare la fauna selvatica minacciata dal riscaldamento del pianeta.

La popolazione di orsi polari delle Svalbard non è ancora diminuita

Il professor Jon Aars, che dal 2003 dirige le ricerche sugli orsi polari presso l’Istituto Polare Norvegese alle Svalbard, ha sostenuto a tal proposito:

È più facile raccontare al pubblico storie semplici: il ghiaccio marino si sta sciogliendo e quindi gli orsi polari stanno peggio. Ma la biologia e l’ecologia sono molto complicate.

L’arcipelago norvegese è la parte del pianeta che si sta riscaldando più rapidamente. Le temperature sono aumentate in media di 4°C negli ultimi 50 anni e un’enorme quantità di ghiaccio marino è scomparsa, sollevando timori per la sopravvivenza dei 300 orsi che vivono lì, parte di una più ampia popolazione del Mare di Barents di circa 3.000 esemplari tra le Svalbard e le isole Franz Josef Land in Russia.

Nonostante il drastico cambiamento delle condizioni, però, la popolazione di orsi polari delle Svalbard non è ancora diminuita. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che i mammiferi si stanno ancora riprendendo dalle pressioni della caccia, vietata in Norvegia nel 1973, e Aars non esclude un futuro collasso.

Ci sono prove sempre più evidenti che gli orsi stiano cambiando le pratiche di caccia, prendendo di mira sia le renne che le foche, un cambiamento che è stato documentato per la prima volta nell’arcipelago nel 2021.

Il “denning” (comportamento di costruzione delle tane) è cambiato e gli orsi nuotano per lunghe distanze, ma, secondo Aars, in primavera c’è ancora abbastanza ghiaccio marino perché gli orsi possano cacciare con successo:

Devo dire che sono un po’ sorpreso che gli orsi polari se la cavino così bene alle Svalbard perché i cambiamenti sono stati così grandi. In media hanno tre o quattro mesi di ghiaccio marino in meno rispetto a tre decenni fa, il che è molto. Se qualcuno ci avesse detto 20-30 anni fa che i ghiacci si sarebbero trovati in questa situazione, la maggior parte di noi avrebbe pensato che gli orsi polari avrebbero fatto peggio di quanto stanno facendo.

La situazione cambia in base al tipo di ghiaccio marino

La complicata prospettiva globale dei 26.000 orsi polari selvatici stimati ha molto a che fare con i tipi di ghiaccio marino, che sono raggruppati in quattro ecoregioni – stagionale, divergente, convergente e arcipelago. Nella Baia di Hudson, dove il ghiaccio è stagionale, i periodi di digiuno più lunghi costringono gli orsi a venire a riva, dove c’è poco da mangiare.

Alle Svalbard, il ghiaccio si allontana dalla costa in estate, creando un’ecoregione divergente in cui il quadro è incerto. L’arcipelago norvegese è circondato dalle ricche acque di una piattaforma continentale e in primavera – la stagione di caccia cruciale per gli orsi polari – c’è abbastanza copertura per trovare i cuccioli di foca.

Nel Mare di Beaufort, vicino all’Alaska, anch’esso nel gruppo dei divergenti, invece, dove le acque sono tra le meno produttive dell’Artico e ospitano meno foche, le popolazioni di orsi polari sono in difficoltà.

Andrew Derocher, esperto di orsi polari presso l’Università di Alberta ed autore di alcuni dei primi studi sugli effetti del cambiamento climatico sugli orsi polari ha sostenuto:

Non possiamo parlare di uno stato globale degli orsi a causa delle lacune nei dati. È necessario adottare una prospettiva più da sottopopolazione. Alcune stanno bene, altre no. Questo crea molta confusione lavorando con i cacciatori Inuit in Canada che dicono di vedere molti orsi. Io rispondo: ‘Sì, perché vivete in un’area in cui ci sono molti orsi, ma ci sono altri posti in cui non se la passano altrettanto bene’.

Questo mito sugli orsi sta creando problemi con le popolazioni locali

L’anno scorso la situazione si è ulteriormente complicata con la scoperta di quella che sembra essere una ventesima sottopopolazione isolata in Groenlandia che si è adattata a utilizzare il ghiaccio dei ghiacciai per favorire la caccia. Derocher ha continuato:

Nel contesto canadese, il fatto che l’orso polare sia un simbolo del cambiamento climatico ha causato molti problemi. Un tempo avevamo un buon rapporto con i cacciatori Inuit. Molti dei cacciatori che conosco pensano che gli orsi polari se la caveranno con il cambiamento climatico e questo ha creato delle tensioni.

Sebbene Derocher sia pessimista sul futuro di molte sottopopolazioni, compresi gli orsi delle Svalbard, ha affermato:

Abbiamo aree di distribuzione degli orsi polari che saranno abbastanza resistenti agli effetti del cambiamento climatico. Dico sempre che gli orsi polari sono un’icona accidentale del cambiamento climatico. Dobbiamo guardare alle nostre traiettorie per decenni nel futuro.

In uno scenario ad alte emissioni, molte sottopopolazioni potrebbero scomparire del tutto nel corso del secolo, hanno avvertito alcuni scienziati. Secondo Derocher, è probabile che la storia popolare dell’orso polare si ripeta, con un aumento dei conflitti tra uomo e fauna selvatica a causa della fame degli orsi polari, con un incremento dei decessi.

Nelle due ecoregioni di ghiaccio rimanenti – convergente, dove pezzi separati di ghiaccio si fondono, e arcipelago, dove c’è la maggior copertura di ghiaccio – gli orsi polari dovrebbero cavarsela bene. Per Derocher con tutta probabilità le 19 popolazioni di orsi polari non si estingueranno questo secolo.

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