Dopo una collisione tra due buchi neri, se ne può formare un terzo che viaggia ad una velocità, detta “di rinculo”, ora stimata per la prima volta: gli scienziati della Rochester Institute of Technology (Usa) hanno dimostrato tramite simulazioni che tale velocità può arrivare ad un decimo di quella della luce
Due buchi neri possono collidere e generarne un terzo, il quale può viaggiare nello spazio ad una velocità di rinculo che può arrivare ad un decimo di quella della luce: la stima, effettuata tramite simulazioni al computer per la prima volta, è stata calcolata da un gruppo di scienziati dalla Rochester Institute of Technology (Usa).
Ricerche precedenti avevano dimostrato che è possibile che due buchi neri collidano l’uno con l’altro con tendenza alla fusione. Le fusioni generano onde gravitazionali e il conseguente rinculo può verificarsi nella direzione opposta, simile al rinculo di una pistola dopo uno sparo e che l’energia di quel rinculo può far sfrecciare il buco nero risultante nello spazio a velocità incredibili.
Era anche già noto che tali buchi neri possono raggiungere velocità massime di circa 5.000 chilometri al secondo, ma in questo lavoro i fisici si sono concentrati in particolare sui buchi neri nati dalla fusione di buchi neri preesistenti.
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Ora, gli astrofisici della Rochester Institute of Technology hanno prodotto diverse simulazioni matematiche, modificando diverse variabili, tra i quali, molto importante, l’angolo con il quale i due buchi neri si avvicinano l’uno all’altro prima della fusione, essendo già noto che, tranne che per le collisioni frontali dirette, è probabile l’esistenza di un periodo di tempo in cui i due buchi neri muovono uno intorno all’altro prima di fondersi.
Tali simulazioni sono state condotte, in particolare, con 1.300 angolazioni diverse, comprese collisioni dirette e passaggi ravvicinati, calcolando la velocità di rinculo del buco nero risultante dalla fusione.
I risultati hanno dimostrato che, nello scenario migliore, ovvero quello di collisioni ravvicinate, è possibile che il rinculo “spedisca” il buco nero fuso nello spazio a circa 28.500 chilometri al secondo, una velocità che lo manderebbe alla distanza tra la Terra e la Luna in soli 13 secondi, e che è prossima a un decimo di quella della luce (circa 300 mila chilometri al secondo).
La scoperta non è solo una curiosità scientifica, ma un tassello importante, se confermato, per ricostruire passaggi fondamentali dell’origine dell’Universo.
Il lavoro è stato pubblicato su Physical Review Letters.
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Fonti: Phys.org / Physical Review Letters
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