Quel che rimane del ghiacciaio della Marmolada, le desolanti foto che rivelano la grande sofferenza delle Alpi

C'era una volta il ghiacciaio della Marmolada... Ora il bianco candido del ghiaccio ha lasciato il posto al grigio della roccia. Vi mostriamo come appare in questi giorni la Regina delle Dolomiti, ormai irriconoscibile a causa delle ondate di calore che stanno cambiando a ritmi allarmanti il suo volto

La Regina delle Dolomiti è sempre più spoglia. Il suo ghiacciaio sta sparendo a vista d’occhio, come mostrano le inquietanti immagini del gruppo montuoso della Marmolada, che rivelano tutta la sofferenza delle Alpi. Fa eccessivamente caldo, anche ad alta quota. Un caldo a cui gli escursionisti, in maniche corta a oltre 3000 metri, non erano abituati. E a confermare le temperature eccezionali sono i dati. Lo scorso lunedì la stazione di Punta Penia (Canazei) ha segnato, infatti, un allarmante record: 13,3°C a quota 3343 metri, il valore più alto degli ultimi 10 anni, mentre tutti i ghiacciai alpini sono ormai sopra lo zero termico (il 21 agosto ha raggiunto quota 5.328 metri!)

Da alcuni giorni per prevenire incidenti disastrosi, come quello della scorsa estate (in cui persero la vita 11 persone a causa di una valanga) la Protezione Civile sta effettuando sorvoli giornalieri sulla Marmolada, diventata un’osservata speciale.

Le immagini che abbiamo scattato ieri alla Regina delle Dolomiti, vista dal Piz Boè, sono desolanti:

marmolada

@greenMe

ghiacciaio marmolada

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ghiacciaio marmolada

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Del suo ghiacciaio non resta quasi nulla. Se non riusciremo a mettere un freno al riscaldamento globale, sarà presto un lontano ricordo.

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I nostri ghiacciai stanno sparendo a vista d’occhio

Il quadro è critico anche per gli altri ghiacciai del nostro Paese. Nessuno è più al sicuro dalla crisi climatica. Proprio oggi si è conclusa la prima fase della spedizione congiunta di Greenpeace Italia e del Comitato Glaciologico Italiano (CGI) sul ghiacciaio dei Forni, nel Parco Nazionale dello Stelvio e il quadro che ne emerge è drammatico.

“Il ghiacciaio dei Forni sta perdendo il 50% in più di spessore per fusione rispetto al 2022. Nella zona più bassa della lingua glaciale non coperta da detrito, le nostre misurazioni di questi giorni hanno segnalato la perdita di 37 centimetri di spessore di ghiaccio in appena quattro giorni, un dato decisamente superiore alla media, che di solito era di 6 centimetri al giorno” spiega Guglielmina Diolaiuti, glaciologa e professoressa di geografia all’Università degli Studi di Milano, componente del CGI.

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Dalla Ottocento il ghiacciaio dei Forni ha perso circa 10 chilometri quadrati, pari alla metà della sua superficie, mentre la fronte del ghiacciaio è arretrata di 400 metri in meno di dieci anni.

Siamo a 3.000 metri, il ghiacciaio fonde sotto i nostri occhi e fa caldo: giornate come queste non le ho mai vissute in alta quota. Il ghiacciaio dei Forni è un malato terminale che sta scomparendo sotto i nostri occhi. Nell’arco di pochi anni la lingua dei Forni sarà senza alimentazione e diventerà ghiaccio morto, simbolo della crisi climatica che stiamo vivendo. Veniamo dall’estate terrificante del 2022 e speravamo che il 2023 avrebbe comportato una situazione diversa per i nostri ghiacciai, ma purtroppo sta peggiorando. – aggiunge il glaciologo Claudio Smiraglia, già presidente del CGI e membro del network di esperti ed esperte Voci per il clima promosso da Greenpeace Italia – In queste giornate lo zero termico è stato sempre oltre i 4.000 metri, a volte oltre i 5.000 metri, perciò tutto il ghiacciaio dei Forni è ai livelli di fusione.

Le previsioni, basate sugli scenari climatici, sono nefaste: entro il 2060 fino all’80% della superficie dei ghiacciai italiani alpini sarà sparita, con enormi impatti sui volumi di acqua di fusione rilasciata. Oltre a provocare inevitabilmente uno squilibrio negli ecosistemi, ciò andrà ad aggravare il problema della siccità, anche a valle.

L’allarme arriva anche dalla Svizzera, dove i ghiacciai sono in grande sofferenza a causa della persistente ondata di caldo africano. Secondo quanto confermato l’Ufficio federale di meteorologia e climatologia del Paese, è stato registrato lo zero termico a 5.298 metri, un record per gli ultimi 70 anni.

Basta guardare l’immagine satellitare, catturata il 22 agosto nell’ambito della missione del programma europeo Copernicus, per rendersi conto dello stato precario di salute dei ghiacciai delle Alpi svizzere:

ghiacciai alpi svizzere

@Copernicus EU

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Fonti: Copernicus EU/Greenpeace

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