Dimenticate la ricostruzione di Ötzi, la celebre mummia ritrovata su un ghiacciaio alpino negli anni Novanta. In realtà l'uomo del Similaun aveva la pelle più scura rispetto a quanto si ipotizzava finora e molto probabilmente era calvo. A svelarlo una nuova analisi del suo DNA, che ci restituisce interessanti dati anche sulla sua provenienza
Sicuramente vi ricorderete di Ötzi, la mummia umana più antica d’Europa, rinvenuta sulle Alpi Venoste nel 1991. Da sempre il suo eccezionale ritrovamento ha affascinanto e incuriosito gli studiosi e non, ma soltanto delle analisi più recenti ci hanno restituito degli interessanti dettagli sul suo effettivo aspetto fisico. A quanto pare, l’uomo venuto dal ghiaccio – vissuto oltre 5300 anni fa – non era esattamente come lo avevamo immaginato finora.
Grazie a una nuova tecnologia di sequenziamento avanzata, i ricercatori delll’Istituto Max Planck per l’antropologia evolutiva e di Eurac Research di Bolzano è riuscito a ricostruire il suo patrimonio genetico in modo più accurato. Ecco cosa hanno scoperto.
La ricostruzione dell’identikit dell’uomo del Similaun
Da questa indagine, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cell Genomics, è emerso che Ötzi aveva la pelle decisamente più scura di quanto si credesse e con tutta probabilità era quasi pelato, anche se è stato rappresentato con capelli lunghi e folti.
In realtà, sul sito di ritrovamento, insieme a Ötzi sono stati ritrovati solo pochi peli e non si è mai indagato se fossero davvero suoi, né di che peli si trattasse. – chiarisce a tal proposito l’antropologo Albert Zink – I peli ritrovati avrebbero potuto essere anche peli di barba e non necessariamente capelli. Quando i cadaveri rimangono a lungo nel ghiaccio o nell’acqua, i peli cadono perché lo strato superiore dell’epidermide si sfalda; questa era la spiegazione che ci eravamo dati sul fatto che non fossero stati ritrovati capelli sul teschio di Ötzi.
Si pensavache i capelli fossero caduti e che fossero stati lavati via dall’acqua o dal ghiaccio, ma si è sempre dato per scontato che dei capelli ci fossero stati. Anche la prima ricostruzionemostrava Ötzi con una capigliatura piuttosto folta: questa era l’idea che ci si era fatta di lui. A quanto pare nessuno riusciva a immaginare che fosse calvo o al massimo con una capigliatura molto rada.
Per quanto riguarda, invece, la pelle, finora gli studiosi avevano attribuito il colore abbastanza scuro al processo di mummificazione nel ghiacciaio. In realtà, le recenti analisi al DNA hanno rivelato che quella colorazione si avvicina molto a quella effettiva dell’uomo del Similaun, ribattezzato così in riferimento al ghiacciaio dove venne ritrovato.
Era una pelle piuttosto scura, più scura della tonalità più scura che si trova in Europa meridionale, per esempio in Sicilia o in Andalusia, ma non così scura come nelle regioni subsahariane. – sottolinea l’archeogenetista Johannes Krause – Abbiamo analizzato il genoma di Ötzi ad altissima risoluzione e abbiamo ottenuto così un quadro preciso e ricco di sfumature; nello studio sono state integrate le più recenti scoperte scientifiche. Il colore della pelle non è determinato da un solo gene: sono centinaia i loci genetici che lo influenzano.
I geni analizzati mostrano anche una predisposizione a due problemi di salute molto diffusi al giorno d’oggi: il diabete di tipo 2 e all’obesità.
I risultati dimostrano appunto che non si può parlare di malattie proprie della civilizzazione: si sono sviluppate in associazione con il nostro stile di vita, ma la predisposizione risale a molto tempo prima. – evidenzia l’antropologo Zink – Credo che questa sia una scoperta importante anche per la medicina moderna. La malattia non deve per forza manifestarsi: Ötzi probabilmente non aveva il diabete, non era sovrappeso, si alimentava in modo equilibrato e si muoveva molto.
In compenso aveva l’aterosclerosi, che analizzeremo nel dettaglio in uno studio specifico . Aveva calcificazioni nel cuore, nell’aorta, e dunque rischiava sicuramente un infarto o un ictus, anche se in realtà ha vissuto una vita estremamente sana per gli standard odierni.
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Da dove proveniva Ötzi?
Dallo studio è venuto fuori un altro dato molto interessante relativo alla provenienza dell’uomo. Il suo patrimonio genetico è, infatti, riconducibile ai primi coltivatori immigrati dall’Anatolia.
Circa 8.000 anni fa i coltivatori provenienti dall’Anatolia hanno iniziato a migrare verso l’Europa e si sono mescolati con i cacciatori-raccoglitori che vivevano originariamente in Europa occidentale. – chiarisce Krause – I cacciatori-raccoglitori si sono mescolati con i coltivatori e alla fine di questo processo, circa 5.000 anni fa, la maggior parte dei coltivatori europei portava con sé tra il dieci e il cinquanta per cento di patrimonio genetico dei cacciatori-raccoglitori; la maggior parte superava il dieci per cento, alcuni di più.
Ötzi, invece, ha solo poco meno dell’otto per cento del suo corredo genetico riconducibile ai cacciatori-raccoglitori. Nessuno dei suoi contemporanei europei di cui abbiamo a disposizione il genoma, e sono centinaia, presenta una così grande parte di patrimonio genetico riconducibile ai primi agricoltori dell’Anatolia.
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Fonti: Cell Genomics/Eurac Research
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