Cos’è il “bonus nonni” da 2mila euro di cui tutti parlano?

Come spesso accade, si tratta di una fake news per attirare click: la cifra non è altro che una stima dei costi che una famiglia deve sostenere per mantenere i propri figli durante l'estate

Lo diciamo subito, così non creiamo false illusioni: non esiste nessun “Bonus nonni” – anche se molte testate online stanno rilanciando in questi giorni l’argomento per attrarre click e visualizzazioni, speculando su un’esigenza di molte famiglie con bambini piccoli, che in estate diventa vera e propria emergenza.

I mesi estivi, con le scuole chiuse, rappresentano un problema per le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano: a chi affidare i pargoli? dove lasciarli senza il timore che combinino guai o che si possano far male.

Lasciarli da soli a casa non è un’opzione contemplabile, se stiamo parlando di figli piccoli. Le strade che si palesano davanti ai genitori disperati, quindi, sono due: portarli dai nonni o pagare dei professionisti, siano essi animatori di un campo estivo o baby-sitter.

La soluzione a pagamento diventa scelta obbligata per le famiglie che non possono contare sull’aiuto dei nonni – se questi sono lontani, malati o defunti.

Ed è proprio l’abitudine di ricorrere al pagamento di persone esterne alla famiglia per tenere i bambini durante i mesi estivi che ha dato vita all’equivoco del “bonus nonni”.

Esso, infatti, non è altro che una stima dei soldi che i genitori potrebbero risparmiare affidando i propri figli ai nonni anziché mandandoli al campo estivo (o rivolgendosi a una baby-sitter).

Leggi anche: L’importanza delle nonne per la famiglia e la crescita dei bambini

Quanto “costano” i bambini in estate?

Abbiamo provato anche noi a fare una stima e qualche calcolo, per vedere quali sono i costi reali della cura di uno o più bambini durante i mesi estivi.

Ipotizziamo che la scuola finisca il 15 giugno e riapra il 15 settembre: si tratta di tre mesi esatti, per un totale di dodici settimane durante le quali i figli dovranno essere affidati a un campo estivo o a una baby-sitter.

Sottraiamo alle dodici settimane due o tre settimane, durante le quali – si auspica – i genitori saranno in ferie e potranno occuparsi personalmente dei figli (magari portandoli in vacanza).

Restano nove/dieci settimane da coprire con professionisti a pagamento. Iniziamo con il campo estivo, che rappresenta la soluzione più economica (pur essendo molto oneroso).

La partecipazione al campo estivo ha un costo settimanale, influenzato dall’eventuale offerta del pranzo (o addirittura della merenda) ai piccoli ospiti, ma anche dal numero di ore che i bambini vi trascorrono.

Il costo, in genere, oscilla fra i 100 e i 150 euro a settimana per un campo estivo che dura fino al primo pomeriggio e che comprende anche un pasto; può essere ancora più alto se si include un servizio navetta al mattino e al pomeriggio.

Dobbiamo quindi stimare un costo complessivo che va dai 900 ai 1.500 euro per dieci settimane di campo estivo per ogni bambino.

È scontato che il costo raddoppia se i figli che frequentano il campo estivo sono due: è estremamente raro che queste strutture concedano uno sconto, anche piccolo, per due o più fratelli che vengono iscritti insieme.

Diverso è il discorso della baby-sitter, che viene pagata a ore e le cui prestazioni hanno un costo nettamente più elevato – circa 10/15 euro per ora con due bambini, che si traducono in 80/150 euro al giorno!

Insomma, alla luce delle nostre ipotesi, possiamo affermare che affidare i nostri figli a dei professionisti può arrivare a costare anche 2.000 euro – soldi che potrebbero essere risparmiati se i nonni si occupassero dei piccoli.

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