Gli imballaggi alimentari possono arrivare a contenere oltre il 60% di vuoto. Di fronte a questo spreco, due ONG stanno facendo pressione su 5 grandi marchi per ottenere al più presto un cambiamento di rotta
Gli imballaggi alimentari contengono “troppo vuoto”, ce ne siamo accorti tutti anche in Italia ma, come spesso accade, le proteste per pratiche scorrette come questa arrivano dalla Francia.
Le ONG Foodwatch e Zéro Waste France segnalano che le confezioni di alcuni prodotti spesso contengono più del 60% di vuoto, un fenomeno che genera sprechi e danneggia l’ambiente, per questo hanno deciso di fare pressione su 5 grandi marchi. Si tratta di:
- Carambar
- Côte d’Or (gruppo Mondelez)
- Daco Bello
- Herta
- Rana
Questi brand hanno ricevuto un ultimatum di 30 giorni per ritirare dal mercato i loro prodotti troppo “vuoti” o per modificarne il packaging, altrimenti si troveranno a dover rispondere delle loro azioni in tribunale.
Le ONG hanno stimato con precisione il vuoto presente nelle confezioni, confrontando il volume degli imballaggi con lo spazio effettivamente occupato dai prodotti. Ad esempio, il sacchetto di nocciole sgusciate Daco Bello contiene il 68% di spazio vuoto ma ne hanno trovato uno quasi completamente pieno in un altro sacchetto nello stesso reparto. Anche i ravioli ai funghi porcini Rana presentavano un’elevata percentuale di vuoto (60%).
Le aziende rispondono alle accuse riconoscendo il problema ma giustificano l’utilizzo del vuoto con vincoli tecnici per la conservazione e la sicurezza degli alimenti.
Rana ha spiegato ad esempio che i sacchetti di pasta fresca sono “confezionati in atmosfera modificata” e che lo spazio vuoto evidenziato aiuta, tra l’altro, ad evitare la contaminazione batterica del prodotto.
In proposito però FoodWatch scrive:
Rana non annuncia alcun impegno, né su questo prodotto né più ampiamente sulla sua gamma. Per quanto riguarda la sua responsabilità come azienda di ridurre la produzione di rifiuti… Nada! Inammissibile quando puoi trovare prodotti quasi simili sugli scaffali più pieni, proprio accanto ai ravioli Rana.
Le ONG sono convinte che alcune proporzioni di vuoto potrebbero essere ridotte e che i produttori dovrebbero ottimizzare il proprio packaging.
Nelle loro risposte, i marchi descrivono dettagliatamente gli aspetti tecnici del confezionamento dei loro prodotti, ma mancano di impegni concreti per ridurre il vuoto. Solo Daco Bello si è impegnato a cambiare il packaging per ridurre il vuoto nei sacchetti di nocciole.
Foodwatch e Zéro Waste France, non soddisfatte delle risposte vaghe dei vari brend, intendono continuare la loro battaglia. La strategia delle ONG prevedeva tre fasi: lanciare l’allerta per sensibilizzare il pubblico e mettere pressione sui marchi, rispondere ai marchi e cercare di ottenere un cambiamento e infine appellarsi alle autorità pubbliche per maggiori controlli e sanzioni.
Al momento siamo già tra la fase due e la tre! Vedremo come andrà a finire…
Le ONG in pratica chiedono ai marchi di assumere subito impegni concreti per ridurre le dimensioni degli imballaggi dei prodotti. Le azioni per proteggere l’ambiente e i consumatori non possono limitarsi alle parole e alle promesse, devono tradursi in cambiamenti tangibili con scadenze precise.
La lotta contro gli imballaggi alimentari “pieni di vuoto” è infatti una questione importante per la tutela dell’ambiente e la riduzione degli sprechi.
Seguici su Telegram | Instagram | Facebook | TikTok | Youtube
Fonte: FoodWatch
Leggi anche:
- Imballaggi di plastica: non riducono gli sprechi di frutta e verdura, ma quadruplicano i rifiuti
- Il packaging di cartone “attivo” che allunga la vita dei cibi contro gli sprechi (e la plastica)
- Stop al cartone usa e getta: in questi comuni la pizza viene consegnata dentro gli “ufo” riutilizzabili (e lavabili in lavastoviglie)