Poligono di Teulada, generali a processo per disastro ambientale: l’emblema della devastazione delle esercitazioni militari

Nel corso delle indagini la Procura aveva accertato lo stato di devastazione della Penisola Delta, tre chilometri quadrati in cui, dal 2008 al 2016, furono sparati 860mila colpi di addestramento, con 11.875 missili, pari a 556 tonnellate di materiale bellico. Oggi i giudici confermano il disastro ambientale

Qui si stima la bellezza di oltre 2mila tonnellate di materiali inquinanti, tra cui uranio impoverito, come in molti altri poligoni di tiro presenti sul territorio nazionale: quello che è passato alle cronache come “Poligono di Teulada” è un fazzoletto di terra sarda in cui armi, mezzi blindati, bombe e missili hanno creato un arsenale a ciclo continuo.

Paradossale, si penserà, che in questo pezzo di meravigliosa Sardegna si sia permesso per oltre 70 anni di tenere in vita l’emblema della devastazione dovuta a vere esercitazioni militari, tra l’altro permanentemente interdetta al movimento di persone e mezzi.

Il bello è che la Penisola Delta Poligono di Capo Teulada sulla carta è anche in una zona naturalistica protetta: un promontorio di circa 2,78 chilometri quadrati inserito nel Sito di Importanza Comunitaria denominato “Isola Rossa” e “Capo Teulada”.

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La meraviglia diventata scempio, tanto che già in un’ordinanza emessa nel 2021 dalla giudice del tribunale di Cagliari si legge:

Fin dagli anni ’50 la penisola è stata bersaglio di tutti i sistemi di arma impiegati per le esercitazioni a fuoco da parte del personale delle Forze Armate italiane e delle Forze straniere alleate (zona di arrivo: dei colpi di mortai e artiglierie, di missili filo guidati, di tiri navali contro costa, di bombardamento e mitragliamento aereo, per sganci di emergenza per gli aerei).

E dalle acquisizioni ambientali disposte dal giudice si rileva che nel periodo compreso tra il 2008 e il 2016 “… il sito è stato bersaglio di un munizionamento pari a 860mila colpi che equivale a una misura in peso di residui di armamenti pari a circa 556 tonnellate (e, nello specifico, che siano stati sparati un totale di circa 11.785 missili M.I.L.an)”.

I bombardamenti sono cessati solo nel 2017 in seguito all’inchiesta della Procura di Cagliari che ha poi portato all’imputazione dei vertici militari per il disastro ambientale provocato. Ma andiamo per ordine.

Cos’è il Poligono di Teulada

Si tratta di un Poligono permanente per esercitazioni terra-mare-aria creato nel 1956 sulla scia di accordi tra USA, NATO e Stato Italiano, ed è il secondo più grande d’Italia e d’Europa per estensione.

Il Comune principalmente interessato è Teulada, con 7.400 ettari espropriati, con Sant’Anna Arresi che ne conta circa 25. Il Poligono occupa inoltre ben 30 km di litorale, in cui sono comprese località come: Porto Scudu, parte delle dune di Porto Pino, Capo Teulada, Porto Zafferano eS’Ortixeddu.

poligono teulada

©Stato Maggiore della Difesa 2008, RAS 2006

Il disastro ambientale, le morti per uranio impoverito

Oltre sessant’anni di bombardamenti di diverso tipo non potevano non lasciare tracce, non solo per la devastazione di un’area naturale, ma anche e soprattutto per l’inquinamento che ne è derivato. Per decenni quella Penisola Delta è stata utilizzata come zona di arrivo dei colpi (dal 2009 al 2013 circa 24mila tra artiglieria pesante, missili, razzi) e le immagini satellitari (sotto) riprendono una discarica non controllata: 30mila crateri sino a 19-20 metri di diametro.

teulada sardegna

©SARDEGNA Digital Library

Sulla superficie tonnellate di residuati contenenti enormi quantità di inquinanti, come metalli pesanti.

Come si legge nel dossier a cura di A Foras!, per la realizzazione della sola miscela innescante dei missili vengono impiegati stifnato di piombo (esplosivo tossico), tetracene (proveniente da idrocarburi), piombo, nitrato di bario (tossico se ingerito, nocivo se inalato), alluminio, solfuro di antimonio. La base dei più comuni esplosivi militari ha RDX, un composto organico che può restare a lungo nell’ambiente, nelle munizioni inesplose o in quelle parzialmente esplose.

A Foxi, per esempio, una frazione di Sant’Anna Arresi, in prossimità delle esercitazioni militari con mezzi corazzati e con attività a fuoco missili con raggi a lunga gittata, in dieci anni fino al 2013 le morti sono raddoppiate. E in altre aree collocate in prossimità del poligono, quali Sa Portedda e Gutturu Saidu, si rilevano deccessi per patologie respiratorie e digerenti, del sistema urinario e tumorali.

Sempre secondo il rapporto, sono 4.242 i missili Milan sparati dal 1991 al 2004, 636 a testa inerte e 3.606 a testa attiva (Commissione Uranio Impoverito 2017). La pericolosità è data dalla presenza di una lunetta nella parte posteriore che contiene 3 grammi di Torio, che, se disintegrata, produce un isotopo del Radon, gas radioattivo pericoloso per la salute. Queste testate sono state vietate a partire dal 2000 dalle forze armate francesi, mentre in Sardegna si è continuato ad utilizzarle fino al 2004.

Nell’ultima audizione della Commissione d’inchiesta Uranio Impoverito di ottobre 2017, un ex caporalmaggiore ha dichiarato che nel 1996, per testare dei mezzi denominati “Blind centauro”venivano sparati, verso la Penisola Delta, dei proiettili al fosforo bianco, un’arma chimica vietata dal Protocollo III della Convenzione sulle armi convenzionali (OPCW, organizzazione per la proibizione delle armi chimiche 1983). Il fosforo bianco a contatto con l’ossigeno provoca una violenta reazione che disidrata e brucia i tessuti organici.

La bonifica, le indagini, il rinvio a giudizio

Un decreto del Ministro della difesa del 22 ottobre 2009 impose la bonifica, ma l’area continuò ad essere il bersaglio delle esercitazioni. Nel 2016 i militari hanno affermato diaver “promosso” interventi di bonifica per 4mila tonnellate di ferro, ma il totale ammonterebbe a 560mila.

Garanzie simili arrivarono anche nel 2013 quando alla Procura di Cagliari, che all’epoca indagava per omicidio colposo,venne assicurata la bonifica della Penisola interdetta entro tre anni. Più realisticamente, per quanto riguarda la bonifica dell’intero Poligono, sono necessari non meno di 30 anni,

Da allora, le sono susseguite le indagini condotte dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari per il delitto di disastro doloso in seguito alla “presentazione di denunce da parte di cittadini di Teulada o di Sant’Anna Arresi, che segnalavano che alcuni congiunti o loro stessi avevano contratto delle gravi patologie tumorali e assumevano che ciò fosse accaduto a seguito dell’essere entrati in contatto con contaminanti diffusi dalle attività di esercitazione che si svolgevano nel poligono di Capo Teulada”.

Oggi, la notizia è che cinque generali, tutti ex capi di stato maggiore, affronteranno un processo per difendersi dall’accusa di disastro colposo.

Lo ha deciso il giudice delle udienze preliminari del Tribunale di Cagliari fissando l’apertura del dibattimento per il 25 gennaio 2024.

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Fonti: Sardinia Post / Camera dai Deputati / ANSA / Uione Sarda

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