Le vernici ecologiche sono davvero "green" come promettono? Purtroppo non sempre. È quanto emerge da un nuovo test francese che ha notato come queste alternative non siano poi così meno tossiche e inquinanti rispetto alle vernici tradizionali
Le vernici ecologiche sono delle alternative ai più tradizionali prodotti a base di solventi chimici. Le varianti biologiche e “green” contengono alcuni ingredienti naturali e biodegradabili e, almeno in teoria, dovrebbero essere più ecologiche e sicure per l’ambiente e la salute umana. Ma è davvero così?
Non proprio, secondo un nuovo test condotto dal National Consumer Institute (INC, l’editore di 60 Millions de Consommateurs), in collaborazione con l’Ecological Transition Agency (Ademe).
L’indagine è stata effettuata su 14 vernici acriliche bianche (a base d’acqua), 7 satinate e 7 opache. Per ogni categoria sono state prese a campione 3 vernici biologiche e 2 disinquinanti.
Come si legge su 60 Millions de Consommateurs:
Per ognuna di queste quattordici pitture bianche sono state testate le prestazioni durante l’applicazione (aspetto delle colature, resa, potere coprente), la resistenza (resistenza fisica, resistenza allo sporco, all’invecchiamento e all’ingiallimento), il tempo di asciugatura, ecc. come sostanze inquinanti ed effetti tossici dopo 3 giorni e dopo 28 giorni.
I risultati
Ciò che emerge riguardo alle vernici di origine biologica è che raramente lo sono al 100%. La parte “green” della loro composizione è soprattutto la resina che viene ricavata da alcune piante.
Per capire se davvero si tratta di vernici più ecologiche rispetto a quelle tradizionali è stato misurato il loro livello di carbonio biobased di origine vegetale per confrontarlo con il contenuto di carbonio di origine petrolchimica. Naturalmente ci si aspettava che contenessero in particolare il primo tipo di carbonio ma si è visto che non sempre è così.
Un prodotto conteneva addirittura solo un 2% di carbonio a base biologica ma c’è stata anche una vernice che ne aveva il 100%.
Vi è un problema di base che riguarda le vernici ecologiche. Come spiega 60 Millions de Consommateurs, fondamentalmente manca una normativa:
Il problema è che non è fissata alcuna soglia minima di carbonio vegetale per l’autoproclamazione di origine biologica. È persino possibile, come fa Dulux Valentine, invocare la presenza reale di piante nella sua catena di produzione, anche se nel prodotto finale ne sono rimaste poche. Per migliorare questa situazione, i produttori dovrebbero indicare sull’etichetta il tasso effettivo di carbonio a base biologica nei loro prodotti. Un’operazione facile da eseguire e che eviterebbe di trarre in inganno il consumatore.
Persino le vernici “disinquinanti”, ovvero che promettono di ripulire l’aria interna distruggendo alcuni composti organici volatili (COV), in realtà inquinano. Come emerge infatti dal test:
Queste vernici non sono molto ecologiche. La loro composizione di carbonio biobased è molto bassa, 1%. E a seconda del metodo utilizzato per ripulire, alla fine possono emettere sostanze inquinanti. È il caso della vernice più costosa dei quattordici prodotti nel nostro banco di prova, Ondilak di Zolpan, che ha ottenuto un punteggio molto basso in termini di emissioni di COV. Il Goodhome e il Ripolin se la cavano molto meglio.
In ogni caso è necessario misurare i COV emessi dalle vernici una volta applicate, perché si tratta di prodotti potenzialmente tossici per l’organismo, che possono provocare disturbi respiratori, problemi cardiaci ed effetti cancerogeni.
Dopo l’uso delle vernici sono stati misurati oltre ai COV totali anche 21 COV particolarmente problematici, tra questi la formaldeide, potenzialmente cancerogena, ma anche ftalati e solventi.
Come spiega il test, c’è un problema di fondo:
Le etichette riportano solo il contenuto di COV contenuto nei barattoli e non la quantità emessa nell’aria interna. Per questo, le normative sono piuttosto permissive: ad esempio, il produttore può mostrare il voto migliore, un A+, su un barattolo se, tra l’altro, il livello di VOC totali è semplicemente inferiore a 1000 μg/m3 dopo 28 giorni di essiccazione. Questa soglia non garantisce l’assenza di effetti sulla salute: una vernice non dovrebbe emettere tanti COV dopo un mese di essiccazione. La nostra valutazione è molto più esigente. Assegna la valutazione “Molto buono” alle emissioni venti volte inferiori (50 μg/m3). Misuriamo anche le emissioni dopo tre giorni.
Ma non è tutto. Le vernici biologiche contengono tanto biossido di titanio (TiO2) quanto quelle tradizionali. Questa sostanza viene aggiunta nelle vernici bianche principalmente come pigmento ed è aggregata in microparticelle che sono sempre soggette a disintegrarsi in forma nanometrica quando la vernice invecchia, il che potrebbe essere un problema per la salute e l’ambiente.
Inoltre:
Nelle vernici disinquinanti il TiO2 viene spesso aggiunto in forma nanometrica per il suo effetto fotocatalitico: sotto l’impatto della luce solare distrugge la pericolosa formaldeide ma può anche riprodurla rompendo le molecole di altri COV. L’utilità disinquinante del TiO2 è quindi discutibile. È presente nei quattordici campioni del nostro test. Ancora una volta, non c’è correlazione tra un prodotto di origine biologica o certificato e il contenuto di TiO2: le vernici “green” non contengono meno TiO2 delle altre.
Altre sostanze problematiche a cui prestare attenzione sono i conservanti, necessari per uccidere batteri e funghi che possono crescere nei barattoli delle vernici a base d’acqua prima dell’apertura. Queste sostanze sono spesso composte da isotiazolinoni riconosciuti come irritanti, allergenici e molto inquinanti per l’ambiente acquatico.
Per questo motivo la loro presenza oltre una certa soglia deve essere indicata in etichetta, cosa che non sempre viene rispettata dai produttori.
Il test si concentra poi sulle etichette, dichiarando che la certificazione Ecolabel europea assegnata a quattro vernici satinate e tre opache non garantisce la loro superiorità.
Per quanto riguarda l’etichetta NaturePlus, che dovrebbe riconoscere la qualità biologica di una vernice durante tutto il suo ciclo di vita, questa viene assegnata ad esempio ad un prodotto (Galtane) che contiene in realtà solo l’8% di carbonio a base biologica.
In merito alle prestazioni dei prodotti, infine, dal test emerge che le vernici opache se la cavano un po’ meglio di quelle satinate e quelle “verdi” non risultano più o meno efficaci delle altre.
In questo caso, dato che si tratta principalmente di referenze tipiche del mercato francese, non ci interessano tanto i risultati sulle singole marche. Vi riportiamo comunque le infografiche relative ai risultati ottenuti dalle vernici analizzate.
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Fonte: 60 Millions de Consommateurs
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