Nel settore dei trasporti il grasso animale, di maiale in particolare, viene utilizzato come carburante. Le compagnie aeree non sono da meno e le loro scelte più "sostenibili" hanno in realtà impatti ambientali diretti e indiretti assolutamente non trascurabili
I biocarburanti sono sempre più presenti sul mercato globale con una domanda destinata a crescere ancora più esponenzialmente negli anni a venire per ridurre l’impronta di carbonio delle singole industrie e rispondere alle sfide del futuro.
Ma di quali biocarburanti parliamo esattamente? Se quelli a base di olio di palma e di soia sono stati già messi al bando in alcuni Paesi come il Belgio proprio per proteggere il Pianeta e combattere la deforestazione, altri non sono meno pericolosi e inquinanti.
Un esempio concreto è rappresentato dal grasso di origine animale, di maiale in particolare, che non trova impiego solamente nell’industria oleochimica o del pet foot, ma anche nel settore dei trasporti. A gettare luce su questa realtà ombrosa è la European Federation for Transport and Environment (T&E), che denuncia come ” la metà di tutti i grassi animali europei viene già trasformata in biodiesel”.
Nel report dal titolo The fat of the land, realizzato da Cerulogy per conto del gruppo europeo, si evidenzia come i grassi animali vengano utilizzati e richiesti come carburante con tutte le conseguenze del caso. Così è anche per le compagnie aree, orientate con non poche pressioni esterne verso scelte “più sostenibili” tramite i cosiddetti carburanti alternativi SAF (Sustainable Aviation Fuel). 8.800 sarebbero i maiali necessari per alimentare con il loro grasso un volo da Parigi a New York secondo le stime di T&E.
Ma i grassi animali sono davvero una soluzione green per il nostro ecosistema? No, e le preoccupazioni sono più che fondate. Quella dei grassi animali è infatti una fonte limitata. Se le compagnie aeree inizieranno a utilizzare il grasso di maiali come carburante ecologico, ci si aspetta che nelle altre industrie come quella del pet food prendano il sopravvento altri componenti quali l’olio di palma. E siamo nuovamente punto e a capo.
Si scopre che i maiali voleranno. Per anni abbiamo bruciato grassi animali nelle auto senza che i conducenti lo sapessero. Ora riforniranno di carburante il tuo prossimo volo. Ma ciò non può essere sostenuto senza privare altri settori, che a loro volta passeranno probabilmente ad alternative dannose come l’olio di palma. Abbiamo bisogno di maggiore trasparenza in modo che i consumatori sappiano cosa sta entrando nei loro serbatoi e alimentando i loro voli” afferma Barbara Smailagic, esperta di T&E
Sappiamo inoltre che i grassi animali sono un sottoprodotto della zootecnica e che gli allevamenti intensivi costituiscono una delle principali fonti di inquinamento del Pianeta. Solamente nel Vecchio Mondo il 17% delle emissioni di gas serra è opera degli allevamenti. Uccidere più animali per avere più grasso non è un’opzione.
Investire sui biocarburanti a base di grasso di maiali significherebbe sostenere un sistema che sta logorando il Pianeta, un paradosso insomma. “I grassi animali non crescono sugli alberi” puntualizza Smailagic.
La domanda è esplosa negli anni. Nello studio di Cerulogy si apprende infatti che dal 2006 “il consumo dichiarato di grassi animali per la produzione di biodiesel è cresciuto da 30 mila tonnellate all’anno a 1,4 milioni di tonnellate all’anno nel 2021”. La combustione di questi grassi si triplicherà nel 2030.
Da qualunque prospettiva lo si osservi, l’uso di grassi di maiale appare tutto fuorché green con rischi annessi di frode.
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Fonte: The fat of the land
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