Subire critiche e offese per il lavoro che si sta svolgendo provoca sensazioni di dolore fisico, come dimostra questo nuovo studio
I pensieri negativi fanno male – non solo alla nostra mente, ma anche al corpo. Lo sostiene un nuovo studio statunitense, che dimostra quanto preoccupazioni e pensieri angoscianti o frustranti possono essere causa di dolori al collo e alla schiena.
I ricercatori della Ohio State University e dell’Università del Michigan hanno condotto uno studio su alcuni volontari, che sono stati invitati a svolgere un compito semplice (sollevare scatole leggere).
Durante lo svolgimento del compito, ai volontari sono stati fatti i complimenti per l’attività svolta, ma questi complimenti scemavano lasciando il posto a critiche sempre più aspre per l’inefficienza con cui la mansione veniva svolta.
Il subire critiche e offese per il lavoro svolto male ha provocato una sofferenza al collo e alla parte bassa della schiena, che i ricercatori hanno attribuito al disagio psicologico dovuto alla scarsa stima dimostrata nei loro confronti.
La nostra percezione del dolore è il risultato di una complessa interazione tra corpo e mente – ma ad essa concorrono anche altri fattori, come quelli sociali ed economici.
Per esempio, una condizione di stress finanziario, di indigenza o di disoccupazione, possono portare a soffrire anche fisicamente. Allo stesso modo, una sensazione di disagio derivante dalla non accettazione in un gruppo sociale implica un dolore fisico.
Eppure, la correlazione fra dolore e ambiente è emersa solo in tempi molto recenti nella letteratura scientifica: il modello biopsicosociale – ovvero quell’approccio clinico che definisce lo stato di salute come derivante dall’interazione intricata e variabile di fattori biologici, psicologici e sociali – si impone solo a partire dagli anni ’80 del secolo scorso.
Ma non solo: la maggior parte degli studi compiuti fino a oggi si è interessata alla coesistenza di sensazioni dolorose croniche con stati di depressione, ansia e catastrofismo.
Il nuovo studio, invece, si è concentrato su un altro fattore psicologico, la cosiddetta dissonanza cognitiva, per comprendere quanto questa giochi un ruolo nella percezione di sensazioni dolorose a livello fisico.
La dissonanza cognitiva (concetto elaborato per la prima volta da Leon Festinger negli anni ’50) definisce il contrasto fra un nostro comportamento e le credenze o le opinioni altrui: questo contrasto provoca in noi un disagio psicologico.
Nel caso dello studio americano, la dissonanza cognitiva è provocata dal contrasto fra l’azione di spostare le scatole (svolta in modo corretto, nell’opinione dei volontari) e l’ingiustificabile disapprovazione dimostrata dai ricercatori.
Lo studio
Lo studio ha coinvolto 17 volontari, con il compito di spostare una scatola leggera in posizioni precise. Ogni volontario, durante lo svolgimento del compito, indossava alcuni sensori di movimento per misurare la quantità di tensione sulla colonna vertebrale e sulla schiena.
All’inizio, i ricercatori si sono mostrati soddisfatti del lavoro svolto. Tuttavia, con il proseguire dell’attività, il feedback dei ricercatori è diventato sempre più negativo, fino a che gli autori dello studio si sono detti insoddisfatti del lavoro svolto.
La crescente frustrazione percepita dai volontari è stata messa a confronto con le misurazioni fatte dai sensori attaccati al loro corpo: essi hanno dimostrato un aumento della tensione (fino al 20% in più) quando le persone si sentivano angosciate dal feedback negativo, rispetto a quando si sentivano gratificate dall’approvazione dei ricercatori (all’inizio del compito).
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Fonte: Ergonomics
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