Nuovi OGM: il Decreto Siccità diventa il cavallo di troia per la sperimentazione in campo

È bufera per l'emendamento appena approvato che apre alla sperimentazione dei nuovi OGM nei campi italiani. Per le associazioni ambientaliste e i contandini più che una grande opportunità si tratta di un pericoloso autogol, che andrà a discapito dei consumatori e degli agricoltori più piccoli, facendo arricchire i colossi dell'agricoltura

Il Decreto Siccità include un emendamento, approvato ieri all’unanimità dalle Commissioni Agricoltura e Ambiente del Senato, che sta facendo parecchio discutere e mettendo allarme diverse associazioni ambientaliste e di tutela dei consumatori. La modifica riguarda l’apertura alla sperimentazione in campo dei nuovi OGM nella nostra nazione.

Si tratta di una svolta epocale per il nostro Paese, che ha sempre mostrato molta cautela nei confronti di queste innovazioni nel settore agricolo.

Con il termine nuovi OGM si fa riferimento a una varietà vegetali ottenute con biotecnologie di ultima generazione denominate NGT (New Genomic Techniques), in Italia chiamate TEA (Tecniche di Evoluzione Assistita), che la Corte di Giustizia UE nel 2018 ha equiparato agli organismi geneticamente modificati. Tra queste tecniche rientrano, ad esempio, la cisgenesi e l’editing del genoma delle piante (che secondo alcuni studi può portare a molteplici mutamenti inattesi del DNA).

L’emendamento approvato ieri – commenta il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) – permetterà la sperimentazione in campo delle piante già selezionate con le Tea e quelle che saranno selezionate nei prossimi anni. Si tratta di una grande opportunità per l’agricoltura italiana, basti solo pensare alle perdite causate dalla siccità.

Di tutt’altro avviso la la Coalizione Italia libera da OGM, a cui aderiscono 32 associazioni (fra cui AssoBio, Greenpeace e SlowFood), secondo la quale si tratta di una mossa pericolosa, che non farà altro che rafforzare il potere di controllo e gestione delle filiere agroalimentari da parte delle multinazionali e delle lobby agricole a danno dei piccoli e medi agricoltori e dei consumatori finali.

Secondo la coalizione non è affatto una notizia positiva, anzi. L’emendamento in questione è una sorta di autogol a favore del modello produttivo intensivo e si basa sull’idea (errata) che la sola tecnologia possa risolvere i problemi causati dalle crisi ambientali provocata dalle attività umane.

Il voto unanime del Parlamento italiano mette in evidenza un “pensiero unico” autolesionista dei nostri decisori politici su cosa dovrebbe essere la transizione ecologica dei sistemi agroalimentari, dimenticando le potenzialità ed opportunità offerte dall’agroecologia, che ha il ‘difetto’ di non garantire la concentrazione dei profitti nelle mani di pochi soggetti e di offrire agli agricoltori soluzioni economiche efficaci – spiegano le associazioni – Con questo voto l’Italia fa un passo verso l’abbandono della sua ventennale linea rigorosamente contraria agli OGM, aprendo ad una sperimentazione in campo che rappresenta la premessa per portare sulle tavole degli italiani cibo geneticamente modificato.

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La posizione dell’UE sui NGT

Un altro importante punto da considerare è che le sentenze della Corte di Giustizia dell’UE hanno ribadito come le NGT non possano essere considerate fuori dal perimetro della Direttiva 2001/18/CE, che definisce gli OGM e li regola, obbligandoli a valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura.

“In base a questa normativa, fra l’altro, l’Italia ha esercitato la facoltà di vietare la coltivazione di OGM sul proprio territorio, con il favore della grande maggioranza dei consumatori e mantenendo la distintività della sua produzione agricola nel mondo” sottolinea il WWF.

Come se non bastasse, l’emendamento ignora anche la recente presa di posizione di oltre 300 organizzazioni di tutto il mondo che si sono rivolti al commissario europeo Timmermans, chiedendo di non tentare alcuna accelerazione antidemocratica su un tema scientificamente e politicamente così controverso. Tutto questo, mentre la ricerca e i finanziamenti a sostegno dell’agricoltura biologica continuano ad essere ostacolati da lungaggini burocratiche.

Questo emendamento al Decreto siccità condizionerà inevitabilmente la discussione delle proposte di Legge che alcuni Parlamentari avevano depositato sullo stesso tema ed anticipa qualsiasi pronunciamento della Commissione europea. – denuncia la coalizione –La prospettiva di avere presto cibo OGM “MADE IN ITALY” sulle nostre tavole non è accettabile. Per chiedere di ritirare l’emendamento approvato dalle Commissioni dal testo finale, in nome del rispetto dei diritti degli agricoltori e della sicurezza alimentare dei consumatori, le associazioni si sono rivolti ai parlamentari e ai presidenti di Regione.

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