“Basta master finanziati da Eni e altre aziende inquinanti”: attivisti e studenti occupano l’Università La Sapienza 

Fuori l'industria del fossile dalle università! Per denunciare le inammisibili ingerenze di aziende come Eni e Snam negli atenei un gruppo di attivisti e studenti ha organizzato un'occupazione nelle sede di Geologia della Sapienza.

Occupazione climatica. Così le ragazze e i ragazzi dei movimenti ambientalisti hanno voluto chiamare la protesta che da qualche tempo sta animando gli atenei universitari di una cinquantina di città europee. Tra le facoltà occupate c’è anche La Sapienza di Roma, dove gli attivisti di Fridays for Future, End Fossil Roma, Scientist Rebellion Italia e Ultima Generazione, ieri hanno manifestato al grido di “fuori le industrie dei combustibili fossili dalle università”.

A primo impatto qualcuno potrebbe non cogliere il legame e invece c’è eccome. Un esempio? Il master di Geologia de La Sapienza è finanziato da Eni, una delle aziende più inquinanti del mondo, come evidenziato dai giovani di End Fossil Roma, che sognano degli statali dedicati alla formazione svincolati da interessi privati.  E quello di Eni non è affatto l’unico caso. Questa ingerenza è inaccettabile poiché tende inevitabilmente a condizionare la ricerca e la didattica.

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Le richieste degli attivisti per un’università davvero libera

Affinché l’Università La Sapienza sia davvero libera dal coinvolgimento dei colossi del petrolio e del gas gli studenti e gli attivisti per il clima hanno elaborato una serie di richieste precise:

  • Cessare ogni accordo, convenzione o progetto di ricerca ora in vigore della Sapienza con le seguenti aziende responsabili della crisi climatica e ogni loro forma di ingerenza nella didattica: Eni, Snam, Leonardo
  • Pubblicare i dettagli dei progetti di ricerca attuali e dei finanziamenti ricevuti da ogni azienda legata a La Sapienza, in modo che siano facilmente consultabili in modo chiaro e trasparente
  • Istituire un comitato di professori/esse scelto durante le giornate di occupazione che faccia proposte per una didattica alternativa sulla crisi ecosociale, ma non di ecologismo di facciata o “sostenibile”, e che definisca dei criteri socio ambientali per le collaborazioni di soggetti terzi con l’Ateneo; gli attivisti chiedono, inoltre, che le attività del comitato possano essere monitorate dagli studenti

Ci auguriamo che i loro appelli non vengano ignorati. Non possiamo più far finta di nulla, accettando passivamente i finanziamenti alle università da parte dei colossi del fossile, fra i primi responsabili della grave crisi climatica, le cui conseguenze devastanti si stanno ripercuotendo soprattutto sulle generazioni più giovani.

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Fonti: Fridays for Future Roma/End Fossil Roma

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