Sabrina Del Fico Eliminare i rifiuti dell'industria tessile e al tempo stesso produrre nuova plastica senza usare petrolio: è l'idea di questa start-up tedesca
@Kleiderly Berlin/Instagram
L’industria della moda è seconda solo a quella dei trasporti per emissioni inquinanti e impatto sull’ambiente: in ogni fase della produzione dei vestiti che indossiamo vengono emesse tonnellate di CO2 nell’atmosfera e consumate centinaia di litri di acqua.
Inoltre, molte delle fibre che costituiscono i nostri vestiti sono realizzate in materiali plastici: questo vuol dire estrazione e trasformazione di petrolio, una fonte energetica fossile altamente inquinante.
Il consumo di risorse, di energia e di acqua legato alla produzione dei vestiti non è l’unico spreco consumato in questo settore: a esso si aggiunge quello di gettar via ogni anni centinaia di migliaia di capi ancora invenduti, mai usati, solo perché fuori moda o fuori catalogo.
Ovviamente, trattandosi perlopiù di materie plastiche, esse finiscono in discariche e inceneritori senza la possibilità di essere riutilizzate o riciclate.
Degradandosi nell’ambiente, le fibre sintetiche rilasciano pericolose microplastiche che si disperdono dappertutto; se invece finiscono negli inceneritori, i tessuti bruciati producono tracce cancerogene di metalli pesanti che contribuiscono all’inquinamento atmosferico.
Insomma, da qualunque prospettiva la si guardi, la grande macchina della moda rappresenta una gravissima minaccia per l’ambiente e la salvaguardia degli ecosistemi.
Qualcosa, tuttavia, sta lentamente cambiando: sempre più persone e imprese si chiedono cosa si può fare per limitare l’impatto dei nostri vestiti sul Pianeta e come si possono riutilizzare le tonnellate di rifiuti che l’industria della moda genera ogni anno.
Kleiderly: dai rifiuti tessili una risorsa
Kleiderly è una start-up tedesca che ha come obiettivo quello di dare una seconda vita agli scarti provenienti dal settore della moda, arginando il problema dei rifiuti da una parte e quello della produzione di nuovi materiali dall’altra.
Come? Semplice: riciclando i tessuti e i capi di abbigliamento e utilizzandoli per creare un’alternativa alla plastica tradizionale, che può essere sfruttata per la realizzazione dei più disparati oggetti– a partire dalle montature degli occhiali , attualmente l’oggetto che è valso la candidatura della giovane azienda al Green Product Award
L’idea è partita da Alina Bassi, un’ingegnera con la passione per la sostenibilità e la voglia di ripensare il nostro modo di vivere e consumare che, grazie a Kleiderly, è stata recentemente inserita da Forbes nella lista dei trenta giovani sotto i trent’anni più influenti categoria Manifatturiero e Industria.
Londinese di nascita e berlinese di adozione, ha fatto suo l’obiettivo di eliminare l’impatto che centinaia di tonnellate di rifiuti tessili hanno ogni anno sul Pianeta – soprattutto nei Paesi del sud del mondo, dove non esistono leggi a tutela dell’ambiente e della salute umana.
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Come funziona Kleiderly
Innanzitutto, si parte dalla raccolta del materiale: abbigliamento usato o ritirato dal mercato per varie ragioni (difetti di fabbrica, fine collezione, invenduti…) viene raccolto dall’azienda e portato in fabbrica.
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Qui subisce processi di lavorazione e trasformazione per diventare nuovo materiale plastico utilizzabile nella realizzazione di oggetti di design e accessori.
In tutta la filiera trasformativa vengono utilizzati macchinari e processi a bassissimo dispendio energetico, per fare in modo che anche la nuova vita della plastica riciclata sia il meno impattante possibile sull’ambiente.
Infine, il materiale plastico ottenuto viene venduto alle aziende che ne fanno richiesta e che lo utilizzeranno per creare nuovi oggetti, senza attingere a plastica proveniente da fonti fossili.
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Fonte: Kleiderly
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