Riciclo pneumatici fuori uso PFU, dall’Europa stop all’uso di granulo riciclato per i campi in erba sintetica

La proposta di restrizione approvata a Bruxelles (che sarà esaminata e votata definitivamente in Consiglio e in Parlamento Europeo entro i prossimi due mesi) farà sì, dopo un periodo transitorio di 8 anni, che venga meno l’impiego del granulo di gomma riciclata da 0,5 mm come intaso nelle pavimentazioni sportive in erba sintetica

Senza mercati di sbocco per il riciclo, gran parte delle 370mila tonnellate trattate ogni anno in Italia rischia di finire termovalorizzate fuori dall’Unione europea.

È questo l’allarme lanciato da UNIRIGOM, l’Unione dei Recuperatori Italiani della Gomma, e da Ecopneus, dopo il recente pronunciamento da parte della Commissione Europea che mira a bandire l’utilizzo del granulo ottenuto dal trattamento dei pneumatici fuori uso come intaso per le superfici sportive in erba sintetica (il polverino di gomma ottenuto dal riciclo di pneumatici fuori uso può infatti essere utilizzato come intaso nei campi sportivi in erba sintetica o in altri utilizzi in forma sfusa), con un periodo transitorio di otto anni dalla sua entrata in vigore, prevista per i prossimi mesi, che però di fatto bloccherà il mercato già da subito.

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Un utilizzo che, per il comparto del riciclo degli pneumatici fuori uso, oggi ha ancora parecchi vantaggi: la sostituzione della gomma vergine con materiale da riciclo permette, per esempio, di risparmiare CO2, acqua ed energia.

Una decisione, quindi, quella di Bruxelles, che secondo gli esperti comporterà la perdita di oltre il 40% del mercato di utilizzo della gomma riciclata in Italia, la crisi dell’economia circolare dei PFU con la progressiva chiusura di impianti di produzione di granulo sul territorio nazionale e il trasferimento di materiale recuperato verso l’estero per essere recuperato nei cementifici.

I PFU in Italia

In Italia vengono raccolte e gestite annualmente circa 370mila tonnellate di PFU: circa il 52% della gomma viene avviato a recupero energetico, mentre le restanti 160mila ton (48%) sono destinate a recupero di materia. Dei PFU recuperati energeticamente la maggior parte viene esportata verso impianti situati all’estero, mentre meno di 50mila ton sono recuperate dai 5 impianti autorizzati a livello nazionale.

Quanto al recupero di materia, piuttosto complesso per i materiali ottenuti da PFU, circa 135mila ton vengono avviate a granulazione per poi essere impiegate principalmente (più del 50%) come intaso per le superfici sportive. Ancora molto limitato è l’uso del polverino ottenuto dal trattamento come additivo per la posa dei cosiddetti asfalti gommati che invece, se adeguatamente supportato, garantirebbe l’assorbimento di quantità significative di materiale.

Il recupero di materia – spiegano da UNIRIGOM e Ecopneus – che in Italia raggiunge percentuali considerevoli grazie agli investimenti in tecnologie di trattamento e sviluppo di applicazioni innovative promosse dalle imprese del riciclo italiane, viene oggi messo sempre più a rischio da norme europee che bloccano i principali mercati di sbocco. Si profila il rischio di chiusura di imprese e di impossibilità di avviare a riciclo grandi quantità di PFU. Chiediamo urgentemente ai Ministeri competenti MASE e MIMIT, di istituire un tavolo di confronto con la filiera su tematiche strategiche per il settore come la revisione del regolamento End of Waste e i CAM Strade.

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Fonti: Ecopneus / UNIRIGOM

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