La coop di braccianti che ha scelto di allagare volontariamente i suoi campi (sacrificando la produzione) per salvare Ravenna

I responsabili della Cab Ter.Ra. non ci hanno pensato due volte a salvare la loro città che rischiava di finire sommersa, a costo di distruggere gran parte dei loro campi

Mentre Ravenna si preparava all’alluvione più disastrosa della sua storia, Fabrizio Galavotti – presidente della cooperativa di braccianti agricoli Cab Ter.Ra. – e Lino Bacchilega, il direttore, hanno dovuto prendere la decisione più difficile della loro vita.

Hanno scelto allagare volontariamente i campi della cooperativa per salvare la città. Un gesto che Bacchilega ha raccontato così:

Il questore Castrese De Rosa ci ha chiesto il permesso di tagliare l’argine e di allagare i terreni dei nostri 70 soci per alleggerire la pressione dell’acqua e tentare di salvare il salvabile. Ci siamo guardati negli occhi, ma sapevamo già che un rifiuto sarebbe stato una vergogna imperdonabile.

La Cab Ter.Ra. è stata fondata dal bracciante Nullo Baldini nel 1883 insieme a 32 compagni per strappare al mare e alla malaria quelle che oggi sono le campagne che fanno grande l’agricoltura del ravennate. Ora tante di queste non esistono più, ma la città ha retto e se lo ha fatto è anche merito loro.

Le conseguenze di questo gesto saranno devastanti

E a chi chiede loro se sono degli eroi ad aver salvato Ravenna, minimizzano:

Fare il proprio dovere e mettere al primo posto l’interesse collettivo significa essere cittadini normali, non eroi.

Allo stesso tempo, però, Bacchilega sa quanto questo costerà ai contadini del posto:

Ogni contadino conosce le conseguenze di perdere i raccolti e di devastare la terra per anni. Veniamo da una siccità gravissima, dalle grandinate e da due alluvioni in due settimane. Ci vorrà molto tempo per tornare a rendere coltivabili i fondi trasformati in una palude.

Tutto questo, fortunatamente, è servito seppur a caro prezzo. Il canale Magni ha dilagato su oltre 200 ettari della cooperativa ed in totale ci sono 650 ettari ancora sommersi sotto 2.5 metri. Tutta questa superficie, altrimenti, sarebbe finita sotto nel centro di Ravenna.

Come è avvenuta la “rottura controllata”

L’operazione che è stata fatta si chiama “rottura controllata”. Le ruspe, guidate dai tecnici del consorzio di bonifica, hanno tagliato l’argine sinistro del canale che scorre a nord del centro, scaricandosi nella pineta di San Vitale, nel vecchio porto fluviale e infine nel Mar Adriatico.

La riuscita di questa impresa non era scontata ed è stata resa possibile grazie al lavoro di centinaia di uomini della Protezione civile e ad uno sforzo di pompaggio mai visto. E così l’acqua è scesa tra 20 e 70 centimetri e Ravenna non è stata sommersa.

Nessun contadino ha messo in discussione questa decisione difficile. Certo, c’era paura, tristezza, preoccupazione in loro, ma anche orgoglio di non aver tradito i valori su cui si erge la cooperativa:

In un 2023 nero abbiamo onorato nel modo migliore 140 anni di storia.

E il prezzo da pagare sarà enorme: in totale, solo per i raccolti dell’anno di grano, bieta da seme, mais ed erba medica si stima che il totale supererà 1.3 milioni, senza contare cosa costerà sistemare i terreni nei prossimi anni. Ora ciò che auspichiamo tutti è che lo Stato sia dalla parte di questi contadini coraggiosi e dia loro sostegni concreti, per ripartire e rinascere.

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