Registrato un potente brillamento solare, ecco le conseguenze attese sulla Terra

Il 20 maggio il Sole ha emesso un potente brillamento, di classe M8.9 secondo quanto riportato dall’Istituto Nazionale di Fisica e Vulcanologia (INGV). Nell’Atlantico Orientale, nella penisola iberica e nell’Africa Occidentale potrebbero verificarsi assorbimenti dei segnali radio. Ma alle alte latitudini anche stupende aurore boreali (e australi)

Picco di attività solare registrato ieri 20 maggio: secondo quanto riportato dall’Istituto Nazionale di Fisica e Vulcanologia (INGV) il Sole ha emesso un brillamento di classe M8.9. Nell’Atlantico Orientale, nella penisola iberica e nell’Africa Occidentale potrebbero verificarsi assorbimenti dei segnali radio. Ma alle alte latitudini anche stupende aurore boreali (e australi).

Come spiega l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), i brillamenti solari vengono classificati in cinque classi di potenza designate da una lettera, in cui ogni classe è dieci volte più potente della precedente, in particolare A, B, C, M, X in ordine crescente di potenza.

All’interno di ogni classe, la potenza del brillamento, assegnata in base alla loro luminosità nei raggi X, viene ulteriormente classificata con un numero da 1 a 9, in modo che un brillamento C4 ha una potenza pari alla metà di quella di un brillamento C8. Quindi un brillamento M2 è 10 volte più potente di un C2 e 4 volte più potente di un C5.

La classe M, in via generale di media entità, può provocare blackout radio sull’emisfero terrestre rivolto al Sole, pertanto da un brillamento come quello registrato ieri, M 8.9, di intensità medio-alta avvicinandosi alla classe di potenza X, ci attendono disturbi alle comunicazioni piuttosto intensi.

A seguito di questo evento, il National Oceanic and Atmosferic Administration (NOAA) prevede una tempesta geomagnetica di intensità G1 il 23 maggio. Che chissà, potrebbe regalare agli abitanti delle alte latitudini stupende aurore boreali (e australi).

brillamento solare 20 maggio 2023 conseguenze

©NOAA

Gli esperti stanno continuando il monitoraggio.

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Fonti: INGV/Twitter / NOAA

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