Focolaio di Covid in un allevamento di visoni nel Bresciano: sterminati 1600 esemplari (ma solo uno era risultato positivo)

Ancora scia di sangue in un allevamento italiano di visoni: centinaia di esemplari sono stati abbattuti a seguito della scoperta di un animale positivo al SARS-CoV-2. E per i superstiti rimasti nelle altre strutture si spengono sempre di più le speranze per la loro salvezza...

Sono ben 1600 i visoni uccisi ieri in un allevamento di Calvagese della Riviera, nel Bresciano. La decisione estrema è stata presa a seguito della scoperta di un solo caso di positività al SARS-CoV-2 a fine aprile, ma a pagare con la vita sono stati tutti gli animali presenti nella struttura. Una vera e propria strage evitabile perché l’era degli allevamenti di visoni avrebbe dovuto concludersi parecchio tempo fa.

È trascorso, infatti, quasi un anno e mezzo da quando questi lager per animali selvatici sono stati messi al bando definitivamente in Italia. Ma per questi mustelidi non c’è mai stato alcun lieto fine, anzi. Sono rimasti richiusi in fredde gabbie metalliche in attesa che qualcuno venisse a salvarli e nel frattempo i casi di Covid fra gli esemplari sono andati ad aumentare.

Leggi anche: Scoperta nuova variante di Covid in due allevamenti di visoni della Polonia: “è simile a quella rilevata negli umani fra il 2020 e il 2021”

Quale futuro per i visoni sopravvissuti?

Si tratta già del quarto focolaio scoppiato in un allevamento del nostro Paese.

Solo pochi giorni fa avevamo lanciato un nuovo appello al Ministro Lollobrigida denunciando l’enorme, insostenibile, ritardo nella definizione delle procedure per il trasferimento dei visoni dagli allevamenti di pellicce alle strutture di ricovero. – commenta con l’amaro in bocca la LAV (Lega Anti Vivisezione), associazione che si è battuta con grande tenacia per il divieto di allevare animali per produrre pellicce e che da tempo chiede il trasferimento dei visoni sopravvissuti in strutture di ricovero – È evidente come continuare a tenere migliaia di visoni stabulati in sistemi intensivi costituisca un grave rischio per la salute non solo dei visoni stessi, ma anche per l’uomo, dato che questi allevamenti sono possibili serbatoi del coronavirus.

E il silenzio e l’inattività di chi dovrebbe tutelare la salute pubblica – umana e animale, come abbiamo visto, intrinsecamente correlate – hanno fatto il resto.

La via “di fuga” doveva essere il Decreto ministeriale, che però è stato adottato solamente il 30 dicembre del 2022 (con ben undici mesi di ritardo) e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 marzo 2023 (con altri tre mesi di ritardo). Ma questo di fatto ha soltanto disciplinato la questione degli indennizzi riservati agli allevatori, mentre ancora non esiste una norma che regolamenti la gestione dei visoni rimasti. In totale sono poco più di 1700 quelli superstiti che attualmente si trovano prigionieri negli allevamenti dislocati fra Lombardia, Emilia-Romagna e Abruzzo.

Per loro il futuro sembra più drammatico. Visto l’andazzo, è molto probabile che finiscano per essere abbattuti tutti.

Seguici su Telegram Instagram | Facebook TikTok Youtube

Fonte: LAV

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook