Orchidee selvatiche: non raccoglierle, sono specie protette da ammirare solamente in natura

Particolari, ma solamente da osservare nel loro ambiente naturale: le orchidee selvatiche non vanno raccolte. Non intralciamo la natura, impadronendoci delle sue bellezze. Recidere le orchidee selvatiche è un'azione scorretta

Sono tra le piante più amate per le loro strabilianti sfumature e varietà e perfette da regalare in quanto simbolo di buon auspicio. Difficile non apprezzare le orchidee e le loro oltre 30.000 specie riconosciute. Queste piante, originarie delle aree tropicali e subtropicali, sono oggi diffuse e richiestissime in tutto il mondo dagli appassionati e per questo saccheggiate in natura.

Il fenomeno è tristemente noto come Orchidelirium ossia il collezionare senza limiti le orchidee provocandone l’estinzione. È il caso delle orchidee selvatiche, che si sono adattate a vari habitat e condizioni climatiche.

La loro bellezza non ha nulla da invidiare alle eleganti piante esotiche che si trovano presso i vivai. Anche in Italia vi sono differenti specie spontanee distribuite in tutto il territorio come la Dactylorhiza sambucina, un’orchidea di alta quota o l’orchidea purpurea Orchis purpurea.  Le orchidee selvatiche in Italia comprendono 29 generi e 190 tra specie e sottospecie.

La Puglia con 106 specie si conferma quale territorio italiano più “popoloso” (una menzione particolare va al Gargano, il promontorio pugliese, con 93 specie).

Queste, come altre ancora, vengono raccolte incautamente, anche se si tratta di una pratica scriteriata e assolutamente da evitare. Non molti sono a conoscenza del fatto che le orchidee selvatiche sono specie che godono di una protezione nazionale. Non vanno dunque estirpate, ma lasciate stare nella loro casa: la natura.

Le orchidee fioriscono generalmente da aprile a giugno, ma come ricorda l’assessore di Montelupo Fiorentino Lorenzo Neri, impegnato nella difesa del torrente toscano Pesa, ” il loro ciclo è pluriennale e il fiore che donano è frutto di lungo impegno e pazienza. Per potersi riprodurre devono andare a seme in luglio, dopo la fioritura”.

Le orchidee sono considerate a maggior rischio di estinzione rispetto ad altre piante, in quanto legate ad altri organismi (impollinatori e funghi), a loro volta minacciati dai cambiamenti ambientali.

Inoltre, come spiega il progetto LifeOrchids, gli ambienti di prateria ad alta biodiversità ricchi in orchidee (habitat 6210* nella classificazione degli habitat dell’Unione Europea), un tempo diffusi in tutta Europa, stanno scomparendo.

Si tratta, infatti, di un habitat definito semi-naturale, perché il suo mantenimento richiede attività di sfalcio o di pascolamento oggi abbandonate. In assenza di tali tradizionali attività agro-pastorali, si insediano specie vegetali arbustive ed arboree che soppiantano le orchidee.

Non derubiamo la natura delle sue piante e dei suoi fiori, ma rispettiamo l’ambiente e tutte le sue forme. Limitiamoci a osservarle, a fotografarle senza invadere i suoi ritmi e invitiamo altri a fare lo stesso.

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