Mangiano pianta velenosa scambiata per fiori di zucca selvatici e finiscono intossicati

In questo periodo stanno iniziando le segnalazioni di casi di avvelenamento da piante selvatiche tossiche scambiate per varianti commestibili (è in primavera infatti che si raccolgono molte erbe spontanee). Vi ricordiamo di fare molta attenzione e di evitare di raccogliere e consumare alcunché, se non si ha la dovuta esperienza

Solo pochi giorni fa vi avevamo parlato della possibilità di confondere l’aglio orsino (commestibile) con una pianta che invece è tossica (il colchico). Leggi anche: Non solo falso zafferano: attenzione se raccogli aglio orsino, non confonderlo con il colchico (è tossico)

Una certa confusione nella raccolta di erbe spontanee e selvatiche da parte di persone inesperte non è purtroppo cosa rara e bisogna considerare sempre bene il rischio che si corre nel momento in cui raccogliamo erbe e fiori per poi consumarli.

Un recente caso di intossicazione alimentare dovuta proprio a troppa “leggerezza” nel raccogliere le piante è avvenuto in Sicilia dove, alcuni giorni fa,  quattro persone sono rimaste intossicate dopo aver raccolto fiori selvatici non commestibili.

Arrivate all’ospedale Gravina di Caltagirone le persone, che avevano un’età compresa tra 40 e 84 anni, presentavano i classici sintomi da avvelenamento: vomito, forti dolori addominali e ipotensione.

Si è scoperto poi che avevano consumato i fiori di una pianta velenosa la “datura stramonium”, della famiglia delle solanacee, nota con il nome popolare di “corno del diavolo”. I 4 erano convinti invece di aver raccolto dei fiori di zucca selvatici.

In effetti, ad un occhio insperto questo fiore selvatico può in qualche modo ricordare il tradizionale fiore di zucca, del tutto commestibile, ma l’errore e l’inesperienza del gruppo ha provocato a tutti una grave intossicazione che difficilmente dimenticheranno.

Ricordate sempre di non raccogliere erbe spontanee o selvatiche se non siete esperti o in compagnia di persone esperte. Nel dubbio, meglio sempre lasciare quello che troviamo in natura al suo posto.

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Fonte: La Sicilia

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