Caro Walter Nudo, i ragazzi hanno bisogno di punti di riferimento, ma non di stereotipi tossici di mascolinità o femminilità

Walter Nudo ha pubblicato un video in cui critica una pubblicità di Valentino perché non vede «nessuna mascolinità né femminilità».

Qualche giorno fa, Walter Nudo – ex attore e oggi life e spiritual coach – ha pubblicato un video in cui critica una pubblicità di Valentino perché nei modelli non vede «nessuna mascolinità e nessuna femminilità».

«(…) Noi adulti cerchiamo di avere più responsabilità e far capire cosa è maschile e cosa è femminile. Perché in una coppia questo è importante», ha detto Nudo. E poi ha proseguito così: «Se questo è il messaggio che diamo ai ragazzi che lo vedono, i ragazzi non hanno punti di riferimento, non hanno basi. (…) Se poi hanno bisogno di andare da uno psicologo è normale, perché non li aiutiamo per niente».

Di seguito il video pubblicato su Instagram:

Se c’è una generazione da rieducare, è quella di Walter Nudo

A Walter Nudo, e a chi la pensa come lui, andrebbe spiegato che il problema, per i giovani, non è l’assenza di punti di riferimento, ma l’unico punto di riferimento che hanno avuto fino ad oggi: l‘opposizione netta tra maschile e femminile. A partire proprio dall’abbigliamento, siamo stati educati, sin da piccolissimi, a considerare alcune cose “da femmina” e altre “da maschio”: giocattoli, gusti, emozioni, comportamenti. I giovani non hanno bisogno di essere guidati nella conoscenza di sé, ma educati alla coscienza di sé. E, per farlo, spiace deludere Nudo, serve liberarsi da preconcetti, modelli e stereotipi.

Le “basi” di cui parla Nudo, purtroppo, le abbiamo avute e si sono rivelate fallaci, dannose, se non addirittura pericolose: la società ci ha chiesto di incasellarci e di riconoscerci in un prototipo. Ma chi (quasi tutti, perché ognuno ha una propria individualità, specificità) non si riconosce in quel modello di riferimento che fa, accetta di passare tutta la vita con addosso il marchio di “diverso”, “difettoso” o, nella migliore delle ipotesi, “speciale”?

I giovani, per primi, reclamano una società sempre più inclusiva, accogliente, che osserva e rispetta l’unicità di ciascuno, e noi che facciamo, li ingabbiamo in un modello sociale superato, stantio, che vuole che l’uomo si comporti “da maschio” e la donna “da femmina”? Esattamente, da cosa si sente minacciato chi non accetta che ogni essere umano si esprima secondo coscienza, assecondando la propria verità, e non seguendo un modello stereotipato? I giovani devono essere educati a conoscerci, ad autodeterminarsi, a non aver paura di non somigliare agli altri.

La confusione, come la chiama Nudo, non è generata dalla libertà di poter esprimere se stessi, ma dal fatto di doversi sottomettere a un diktat. I giovani sanno benissimo cosa sia il maschile e il femminile, ma respingono con fermezza – e a buon diritto – ogni forma di dicotomia che non permetta loro di esprimersi totalmente e liberamente.

Un altro punto importante, nel discorso di Walter Nudo, è quello che riguarda la psicoterapia, di cui parla in modo sommario, superficiale: i giovani non vanno dallo psicologo perché un cartello pubblicitario non distingue la mascolinità dalla femminilità. Ci vanno, semmai, perché hanno abbattuto, o stanno provando ad abbattere, un altro tabù: quello della salute mentale. E, ancora una volta, questa conquista non è dovuta certamente alla generazione di Nudo, ma alla consapevolezza che la cura della mente abbia la stessa importanza di quella del corpo. Certo è che, se si continua a parlarne come ha fatto Walter Nudo, lo stigma sulle malattie mentali non cesserà di esistere, anzi, assumerà forza e diventerà sempre più difficile da scardinare.

Caro Walter Nudo, non è importante cosa sia maschile e cosa sia femminile. Men che meno nella coppia, come sostieni tu. È importante, semmai, che ogni individuo (nella coppia e non) sia pienamente cosciente di sé, libero da qualsiasi imposizione sociale e culturale. Libero, appunto. Ma, forse, la libertà fa paura proprio a chi non ha saputo difendere la propria e oggi si ritrova a voler limitare quella degli altri.

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