Ecco dove ci ha portati l’ossessione per un prato perfettamente verde (anche a dipingere il giardino)

La moda, se così possiamo definirla, spopola negli States. Ma in realtà sono decenni che gli americani dipingono di verde i loro giardini. Il motivo? Per loro, un prato domestico impeccabile è un vero status symbol

Una sfumatura di verde Fairway o di Vivid Rye, signora?”, così gli americani in fissa col prato più verde di quello del proprio vicino, “curano” il proprio giardino: facendo rifornimento nei negozi di bricolage e irrorando i prati con vernice verde. Il motivo? Avere un praticello impeccabile. Ma da dove nasce questa ossessione per l’erba perfettamente curata e di un colore sempre acceso e brillante?

Ebbene, quello che non tutti sanno è che la cura maniacale del prato è proprio insita nella cultura a stelle e strisce. C’è poco di trascendentale: l’ideale di un prato perfetto – una monocoltura superverde e senza erbacce è è ormai paragonabile a un vero e proprio status symbol ed è un fenomeno non proprio recente.

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Il prato (non così perfetto) di Levittown

Tutto ha avuto inizio nel secondo dopoguerra, quando si svilupparono in parecchie zone degli Stati Uniti delle aree suburbane, a partire dalla Levittown di New York.

Levittown – un progetto abitativo costituito da case prodotte in serie per ospitare migliaia di veterani che tornarono dalla guera – nacque da un’idea della famiglia Levitt, che vedeva il paesaggio come una forma di “stabilizzazione del quartiere” o un modo per rafforzare i valori delle proprietà. Furono proprio i Levitt a insistere affinché i proprietari delle case tagliassero i loro prati una volta alla settimana tra aprile e novembre. Ossessivamente.

In pochi anni, a poco a poco, il prato non ha più rappresentato soltanto il segno distintivo delle classi più abbienti, ma si è radicato fortemente nella cultura americana insieme all’uso del tagliaerba, prima esclusivamente meccanico e poi motorizzato, e alla realizzazione di impianti idrici per i quartieri.

E, a poco a poco, quella cura maniacale è andata oltre, arrivando alle vernici colorate.

Levittown

©Levittown Regional Library

Via tutto, anche le “erbacce” buone

E, ovvio, non potevano mancare i diserbanti che, a fronte di effetti dannosi a livello ambientale, consentivano agli americani di vedere concretizzato il sogno del loro piccolo spazio sempre verde. Nel 1948, il “prato perfetto” fece un enorme passo in avanti quando la Scotts Co. iniziò a vendere il suo prodotto per la cura del prato “Weed and Feed“, che consentiva di diserbare e concimare contemporaneamente.

E questo prodotto rappresenta il punto di svolta, probabilmente una delle peggiori cose che siano mai successe, dal punto di vista ecologico e non solo: si trattava un erbicida altamente tossico, 2.4-D, risultato essere cancerogeno. In più, erbicidi selettivi proprio come il 2.4-D hanno ucciso non solo le erbacce, ma anche quelle buone, come il trifoglio e il bluegrass, due tipi che aiutano a fertilizzare il terreno.

Sì, ma perché dipingere il prato? Il costo (ambientale) della perfezione

prati dipinti

In tutto questo, i prati erano sempre più verdi. Un articolo di Newsweek del 1964 osservava che la vernice verde per prati veniva venduta in 35 Stati: la vernice veniva ormai vista come una validissima alternativa ai decespugliatori: meno fatica e maggiore efficacia, in un prato bello scintillante da poter mostrare agli altri davanti alla propria casetta.

Ad oggi, la corsa per avere l’erba più verde è tutt’altro che finita: una vera e propria ossessione dura a morire che rivela una vanità anti-ecologica che nessuno più può permettersi.

Perché? Il motivo è presto detto: c’è un forte squilibrio tra i benefici (solo visivi) di quei prati erbosi verdeggianti e le conseguenze della loro manutenzione: non solo delle vernici coloranti, anche dell’irrigazione e delle altre pratiche utili a mantenerli sempre curati. Conseguenze che spesso si traducono in pratiche che non fanno che ridurre la vegetazione disponibile per gli insetti impollinatori.

La perfezione, quindi, non può non avere un costo elevato, sia in termini economici che ambientali.Tre sono i motivi per cui un prato, così concepito, non è ecologico:

  • anche se con dicitura “non tossica” le vernici che sono in commercio non possono non essere dannose per l’intero sistema prato
  • per mantenere un prato, si utilizzando fertilizzanti e pesticidi che poi il deflusso dell’acqua piovana trasporta in corsi d’acqua, fiumi, laghi e oceani, attraverso i sistemi fognari
  • alle attività di falciatura sono direttamente collegate emissioni di gas serra e le altre forme di inquinamento
  • i prati, infine, non forniscono una vegetazione adatta agli insetti impollinatori né offrono spazio utile per altre specie animali o vegetali che contribuirebbero a rendere gli ecosistemi più vari ed equilibrati

Qui vi spieghiamo qual è il metodo più adatto per un avere un prato green.

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