Il 28 aprile si celebra, come ogni anno, la Giornata mondiale delle vittime dell’amianto. Nonostante sia stato bandito nel 1992, questo killer silenzioso continua ancora a mietere troppi morti e in Italia siamo molto indietro con la messa in sicurezza e la bonifica
Più di 30 anni sono passati da quando l’amianto è stato messo al bando, eppure di questo materiale, super utilizzato come isolante negli anni ’90, ancora si muore. Il motivo? Messa in sicurezza e bonifiche ancora allo stato brado.
Per questo il 28 aprile di ogni anno ricorre la Giornata mondiale delle vittime dell’amianto, per ricordare che quello che è stato bandito nel 1992 è ancora un killer silenzioso e miete morti.
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Era infatti il 27 marzo del ‘92 quando, con la legge 257, l’Italia vietò l’utilizzo dell’amianto (o asbesto) e la produzione di manufatti contenenti amianto, anticipando di 13 anni il divieto emanato poi dall’Unione Europea. Ma a che punto siamo?
Amianto anno 2023
Il quadro che emerge è abbastanza drammatico: si continua a morire di malattie asbesto correlate.
Sono almeno 7mila le persone morte nell’ultimo anno. Solo nel 2022, secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Amianto, si sono contati
- 2mila casi di mesotelioma, indice di mortalità al 93%, un numero di decessi che solo per questa neoplasia sfiora i 1.900
- 4mila casi di tumore al polmone asbesto correlati con un indice di mortalità dell’88% e un numero di decessi che sfiora i 3.550
Una vera e propria emergenza con 40 milioni di tonnellate di amianto e materiali contenenti amianto, denuncia il Presidente dell’ONA, Ezio Bonanni, auspicando che “il Governo istituisca con urgenza un tavolo interministeriale sulla questione amianto per affrontare, competenza per competenza, le questioni giuridiche, normative e previdenziali”.
E non solo: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, le persone ancora esposte nei luoghi di lavoro in tutto il mondo sono circa 125 milioni. Solo in Europa sono oltre 15mila le morti asbesto-correlate che avvengono ogni anno e l’amianto è responsabile di circa la metà di tutti i decessi per cancro sviluppati sul posto di lavoro.
Perché si muore di amianto?
Perché è un agente cancerogeno: le fibre di amianto, sotto forma soprattutto di fibrocemento o di eternit, se inalate, sono capaci di depositarsi nelle vie aeree e sulle cellule polmonari e lì ci rimangono per anni. Per questo motivo, quelle fibre causano lo sviluppo di gravi malattie come
- asbestosi
- mesotelioma
- tumore ai polmoni
anche dopo 15-30 anni.
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Fonte: ONA
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