Da cosa hanno origine i quasar e come fanno ad essere così straordinariamente luminosi? Dopo 60 anni gli scienziati hanno scoperto come nascono gli oggetti più potenti conosciuti dell'universo
Per decenni gli scienziati si sono chiesti quale fosse l’origine dei quasar, gli oggetti più luminosi e potenti del nostro universo. Adesso, finalmente, hanno trovato una risposta. A svelare questo affascinante mistero un team di astrofisici dell’Università di Sheffield e dell’Hertfordshire, che hanno osservato ben 48 galassie che ospitano quasar, confrontandole con oltre 100 galassie prive di questi corpi celesti. Grazie al monitoraggio sono giunti ad una conclusione attesa da circa 60 anni, ovvero da quando i quasar sono stati scoperti per la prima volta: la loro formazione è innescata dallo scontro fra galassie.
Queste collisioni sono state scoperte quando i ricercatori, utilizzando le immagini ottenute grazie al telescopio Isaac Newton (che si trova alle Canarie), hanno osservato la presenza di strutture distorte nelle regioni esterne delle galassie che ospitano i quasar.
La maggior parte delle galassie presenta al centro buchi neri supermassicci. – spiegano gli esperti – Contengono anche notevoli quantità di gas, ma il più delle volte questo orbita a grandi distanze dai centri galattici, fuori dalla portata dei buchi neri. Le collisioni tra galassie spingono il gas verso il buco nero al centro della galassia; appena prima che il gas venga consumato dal buco nero, rilascia quantità straordinarie di energia sotto forma di radiazione, dando luogo alla caratteristica brillantezza dei quasar.
L’accensione di un quasar può avere conseguenze drammatiche per intere galassie: può espellere il resto del gas dalla galassia, impedendole di formare nuove stelle per miliardi di anni in futuro.
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Cosa sappiamo finora sui quasar e perché studiarli è così importante
Come anticipato, i quasar sono dotati di una potenza e di una brillantezza straordinarie. Si tratta di veri e propri nuclei di galassie in cui il buco nero centrale “divora” il gas che orbita intorno.
Il nome deriva dal fatto che questi corpi celesti, la cui natura è stata controversa fino ai primi anni Ottanta, vennero scambiati inizialmente per fortissimi sorgenti radio, la cui controparte ottica risultava puntiforme come una stella.
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Le immagini di diversi quasar, ottenute grazie al Telescopio Spaziale Hubble, consentirono agli inizi dello scorso secolo di scoprire quali galassie ospitassero questi oggetti. Finora, però, che cosa possa essere a innescare un’attività talmente potente era rimasto un grande dubbio. Ora lo studio condotto dagli scienziati dell’Università di Sheffield ci ha permesso di fare un importante passo avanti nella nostra comprensione di come questi potenti oggetti vengono attivati e alimentati.
I quasar sono uno dei fenomeni più estremi nell’Universo e ciò che vediamo probabilmente rappresenterà il futuro della nostra galassia, la Via Lattea, quando si scontrerà con la galassia di Andromeda nel giro di circa cinque miliardi di anni – chiosa il professor Clive Tadhunter del Dipartimento di fisica e astronomia dell’Università di Sheffield, co-autore dello studio – È emozionante osservare questi eventi e capire finalmente perché si verificano, ma per fortuna la Terra non sarà neanche lontanamente vicina a uno di tali episodi apocalittici per un bel po’ di tempo.
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I quasar rappresentano un oggetto di studio prezioso per astrofisici in quanto, grazie alla loro luminosità, si distinguono a grandi distanze e quindi fungono da fari per le prime epoche della storia dell’universo.
È un argomento su cui gli scienziati di tutto il mondo sono desiderosi di saperne di più: uno dei principali obiettivi scientifici del James Webb Space Telescope della NASA era quello di studiare le prime galassie dell’universo e Webb è in grado di rilevare i bagliori anche dai quasar più distanti, emessi quasi 13 miliardi di anni fa. I quasar giocano un ruolo chiave nella nostra comprensione della storia dell’universo, e forse anche del futuro della Via Lattea.
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Fonti: University of Sheffield /Royal Astronomical Society
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