Prese di mira, umiliate, violentate fisicamente e psicologicamente e infine costrette a cambiare palestra: sempre più donne sono vittime di molestie mentre si allenano
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7 donne su 10 sono state molestate in palestra. Sono numeri infernali quelli raccontati da una ricerca di FitRated che descrivono una realtà in cui non vorremmo vivere, ma con cui ci ritroviamo a dover convivere ogni giorno.
E a chi si stupisce e minimizza, rispondiamo: non c’è bisogno della becera violenza fisica per sentirsi violate. Basta anche quello scherzetto con l’amico, con quella battutina esplicita, quell’apprezzamento buttato lì come se nulla fosse.
Poi si passa alla pacca sul lato B e si finisce col perseguitare letteralmente una donna solo perché in abiti sportivi che esaltano un po’ più le forme. Il tutto spesso nell’indifferenza degli altri. Momenti che nell’io più profondo segnano, a volte anche inesorabilmente.
Costrette a cambiare orari e palestre
Per questi gesti che tanti descrivono come goliardici, l’81% delle donne ha dovuto cambiare programma di allenamento perché c’era qualcuno che le seguiva dappertutto, come un’ombra. Tanto da dover evitare persino alcune aree della palestra.
C’è poi chi non dice e non fa nulla, ma quando guardi con la coda dell’occhio lo trovi lì a fissarti. Si finisce per essere relegate nelle “palestre interamente femminili”, ghettizzate come accadeva un tempo – ad esempio a scuola – per doversi proteggere da queste molestie continue.
Le testimonianze di donne vittime di violenza in palestra non si contano più. C’è Elisa che ha raccontato di aver notato un uomo dietro di lei che la riprendeva con uno smartphone mentre faceva i suoi esercizi e nonostante le denunce alla palestra non ha ottenuto nulla perché “mancano le prove”.
Alcune testimonianze
O ancora Marta che ha sentito alle sue spalle “rumori sessuali” fin troppo espliciti e commenti più o meno sporchi da parte di due ragazzi della sua età. “Sorridi di più che sei più bella”, hanno detto invece a Giovanna. Una delle poche frasi ripetibili. Ogni giorno le stesse battute, finché alla fine ha vinto la paura di ritrovarsi prima o poi fuori da sola la sera.
Pazienza per la linea da ritrovare per la prova costume per l’estate, Marta è tornata a fare gli esercizi nel suo monolocale, senza guardi indiscreti. Certo, non c’è il tapis roulant e non c’è nemmeno la cyclette, però con i video su YouTube, un tappetino e i pesi acquistati al vicino negozio di sport spera comunque di rimediare a quei chiletti di troppo.
Cinzia, invece, proprio non ne poteva più di sentirsi chiedere da uno dei personal trainer, ad occhio e croce con il doppio dei suoi anni, di uscire insieme per un aperitivo dopo l’allenamento. Dopo aver declinato più volte l’offerta in maniera gentile e spesso accampando scuse improbabili, si è stancata e ha chiesto all’uomo di smetterla.
Di tutta risposta, lui l’ha attirata a sé e le ha dato una bella pacca sul sedere, provando anche a metterle le mani su un seno. Lei è scappata via, ma nessuno dei presenti – seppur in tanti abbiano visto la scena – ha osato dire nulla.
Da quel momento ha iniziato ad andare in palestra al mattino presto prima di andare a lavoro, svegliandosi un’ora e mezza in anticipo rispetto al solito per non incrociare il personal trainer. L’abbonamento era semestrale e se l’era sudato a suon di straordinari, non ha voluto darla vinta del tutto a quell’uomo. Ma terminati i sei mesi, giura, passerà ad un’altra palestra. Raccontare quanto accaduto? Impossibile dopo aver scoperto che era uno dei soci dell’attività.
Il silenzio complice di una sala affollata
Queste sono solo alcuni dei racconti che abbiamo ricevuto di alcune ragazze, cui abbiamo cambiato il nome per motivi di privacy. Scene comuni e agghiaccianti che tante donne hanno vissuto per il semplice fatto di volersi tenere in forma.
Scene che si sono svolte nel silenzio complice di una sala affollata di persone ma nella quale in quel momento si sono sentite sole e indifese. Scene che le hanno private della propria libertà e che le hanno costrette a smettere di vivere come dovrebbe essere normale. Purtroppo, però, per la famosa “altra metà del cielo” ancora non lo è.
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