Il CPTPP è sostanzialmente un blocco commerciale a 11, un accordo di libero scambio Asia-Pacifico. Il Regno Unito volta le spalle all’Europa e ci mette il muso, per intensificare l’accesso a mercati in rapida crescita come il Messico, la Malesia o il Vietnam. Il problema è che di green questa partnership non ha proprio nulla e, invece di allargarsi, dovrebbe piuttosto fare due conti con la crisi climatica in atto
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Una maggiore deforestazione e maggior pericolo per il benessere degli animali: no, l’adesione del Regno Unito a un accordo commerciale tra Stati è quanto di più lontano ci possa essere dalla sostenibilità. Non conta che si tratti di un Paese che non è il nostro, conta il fatto che intese di libero scambio come queste dovrebbero piuttosto andare ad estinguersi.
Si chiama Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (CPTPP), in italiano Accordo globale e progressivo per il partenariato transpacifico, noto anche come TPP11 o TPP-11, ed è un accordo commerciale tra 11 nazioni indo-pacifiche, tra cui Giappone, Canada, Australia e Messico. E presto, proprio il Regno Unito entrerà a farvi parte, dopo che i ministri inglesi hanno firmato un accordo affinché il Paese diventi membro del CPTPP, salutando la decisione come “il maggior accordo commerciale dalla Brexit”.
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Proprio così: il Governo ha infatti affermato che l’appartenenza al blocco aggiungerebbe circa 1,8 miliardi di sterline all’anno all’economia del Regno Unito e libererebbe il commercio di prodotti come whisky e carne di maiale. Ma i gruppi ambientalisti hanno espresso preoccupazione per le implicazioni dell’accordo commerciale, soprattutto alla luce del fatto – per dirne una – che il Regno Unito ha accettato di eliminare le tariffe europee sull’olio di palma come condizione per l’ingresso nell’accordo del Pacifico.
E non solo: secondo gli ambientalisti, l’adesione UK al CPTPP comporterà una maggiore deforestazione all’estero, in particolare nel Sud-Est asiatico, metterà in pericolo il benessere degli animali, “si farà beffe” degli impegni ambientali del Governo e potrebbe consentire l’importazione di carne economica di bassa qualità prodotta in condizioni che sarebbero illegali.
Cos’è il CPTPP?
È un accordo di libero scambio tra 11 Paesi dell’area pacifica – con i loro oltre 500 milioni di persone di popolazione per circa il 13% del Pil mondiale – entrato in vigore nel 2018 dopo che il TPP non era stato ratificato dagli Stati Uniti.
Ad oggi ne fanno parte Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam. Tutti hanno tolto i dazi sul 98% dei loro prodotti e va notato come Cile e Vietnam siano importanti produttori di terre rare (ragione per cui trovare un accordo commerciale con questi due Paesi consentirà a Londra di ridurre la propria dipendenza per questi materiali dalla Cina). Su prodotti molto tassati come i superalcolici, inoltre, l’adesione al CPTPP significa che per un consumatore di un Paese membro il costo per esempio di una bottiglia di whisky o di gin dimezzerà.
Il Regno Unito è il primo Paese non fondatore ad aderire e sarà la sua seconda economia più grande dopo il Giappone.
Cosa fa il CPTPP?
Il CPTPP offre ai Paesi firmatari un maggiore accesso ai reciproci mercati e tariffe ridotte sul commercio sulla stragrande maggioranza dei prodotti. Le tariffe rimangono su alcune aree particolarmente sensibili per alcuni Paesi, ad esempio l’industria del riso in Giappone.
Ad esempio, le tariffe sulle esportazioni britanniche di whisky in Malesia saranno ridotte dall’80% allo 0% , mentre le tariffe sulle esportazioni di automobili del 30% verranno gradualmente rimosse..
Il no degli ambientalisti
Parecchi gruppi ambientalisti e per il benessere degli animali hanno avvertito che l’accordo incoraggerebbe la deforestazione nel Sud-Est asiatico, e potrebbe consentire l’importazione di carne economica di bassa qualità prodotta in condizioni sostanzialmente illegali.
L’olio di palma prodotto in Malesia desta particolare preoccupazione in quanto i dazi sul prodotto, attualmente al 12%, verranno eliminati e le importazioni potrebbero aumentare, anche da aree che sono state disboscate. La ricerca condotta da gruppi di conservazione nel corso degli anni ha dimostrato che l’olio di palma è strettamente associato alla deforestazione, alla perdita di habitat per specie rare tra cui l’orangutan e a devastanti incendi boschivi.
Tagliare le tariffe dell’olio di palma, quindi, non farà altro che incentivare un’ulteriore distruzione.
E non solo: aderendo al CPTPP, il governo del Regno Unito incoraggia anche un’agricoltura estremamente distruttiva e sostanzialmente illegale.
Questo annuncio rischia di aumentare le importazioni di cibo prodotto in modi che guidano la deforestazione, l’uso di pesticidi dannosi o si basano su pratiche di pesca non regolamentate, tutte cose che minano gli elevati standard che i produttori del Regno Unito sono già tenuti a soddisfare, dice Angela Francis, direttore delle soluzioni politiche al WWF.
Joining CPTPP without setting core environmental standards for imports means @biztradegovuk continues Truss' open door policy to deforestation and environmental destruction. UK trade policy should support net zero and nature positive farming at home and abroad – WWF set out how! https://t.co/ZK9iCp7DrI
— Angela Francis (@angelaisfranc) April 1, 2023
Anche il benessere degli animali ne risentirebbe: molti dei membri del CPTPP utilizzano metodi di produzione che sarebbero illegali, tra cui stalle per scrofe e uova in batteria, così come l’uso di antibiotici, trattamenti ormonali e pesticidi vietati.
Staremo a vedere. Secondo i politologi, al momento l’adesione al CPTPP è una vittoria principalmente simbolica per la Gran Bretagna post-Brexit. Ma quel che non torna è: quando si dirà stop allo sfruttamento del Pianeta in nome del profitto?
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Fonte: The Guardian
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