Lo spot Regina che promuove asciugamani usa e getta al posto degli strofinacci è uno schiaffo alla cultura del riuso (oltre che greenwashing)

Un uomo annoiato, una lavatrice completamente vuota, un ferro da stiro assolutamente inutile e poi la chicca: panni per le mani usa e getta a sostituzione dei classici canovacci. È il mercato, bellezza, e un linguaggio promozionale che stenta ancora a prendere le distanze da un modello di consumo dannoso per l’ambiente

Con lo strofinaccio ti asciughi le mani e lo sporchi, lo lavi, lo stiri lo riponi; lo risporchi, lo rilavi, lo ristiri…” e così via, in un crogiolo di parole ridondanti che pare una barzelletta (hai visto mai stirare strofinacci?), fino a che – a un certo punto – tale Franco arriva con la soluzione del secolo.

Siamo, banalmente, in Italia, e siamo, ovviamente, nel 2023. Anno in cui è più o meno chiaro a tutti (ma evidentemente non proprio a tutti) che meno consumiamo e meglio è per salvarci la pelle.

E quelle sono le parole dell’ultimissimo e nuovo di zecca spot dei nuovi asciugamani Regina monouso (manco negli anni ‘80 una roba simile, quando andava a loop – per dirne una – la pubblicità pro-zucchero). Proprio così.

Ora, al netto del fatto che prodotti simili già esistono da tempo e stentano a farli fuori (complice una fetta di mercato che in questa parte del mondo è evidentemente ancora esigente), era proprio il caso di inventarsi una réclame di siffatta insostenibilità?

Epic fail, diremmo noi, e insieme con la pagina social Aestetica Sovietica, impegnata nelle più trasversali analisi sociali oltre che di stereotipi di genere e minoranze, lo condanniamo duramente.

Il motivo è presto detto: la nuova pubblicità incoraggia l’utilizzo di panni monouso per asciugarsi le mani anche in cucina al posto degli strofinacci, legittimando senza mezzi termini l’usa e getta con una narrazione che ne legittima l’utilizzo in nome del risparmio si, ma di forze fisiche e di tempo. Vuoi mettere – dice in pratica lo spot – la comodità di un panno che butterò in pattumiera rispetto alla estrema fatica che mi costa utilizzare i tradizionali canovacci e metterli poi a lavare?

Prendiamo le distanze poi, debitamente, dal fatto che nella réclame quell’uomo pigro e svogliato (dopo averli gettati in una lavatrice vuota, altro messaggio assolutamente fuorviante) i canovacci tradizionali li stirerebbe pure: roba che, siamo sicuri, non accade in nessuna delle nostre case. Siamo matti a metterci a stirare anche gli strofinacci? Quante volte capita? Zero.

Insomma, in questo spot, Regina sembra (anzi lo fa a mani basse) validare la tesi per cui rispetto allo stress di lavare, asciugare e riporre un semplice strofinaccio in un cassetto è mille volte meglio un bellissimo e praticissimo usa e getta. Oltre a sostenere che l’uomo debba faticare il meno possibile per le faccende di casa, l’inquinamento anche oggi è servito.

Oltre al discorso del monouso, sono lo spot racchiude anche altri messaggi ricchi  di storture:

  • l’uomo annoiato e amante del divano
  • l’uomo che deve faticare di meno
  • la lavatrice deserta
  • lo stiraggio assolutamente inutile

Senza calcolare ciò che costa in termini ambientali il trasporto di simili merci.

https://www.youtube.com/watch?v=uQ9r9JH6fNY

Greenwashing?

È attenta o non attenta alle tematiche ambientali la Sofidel, la società cui fa capo il brand Regina?

Dal 2019, la carta igienica Rotoloni Regina è presente sugli scaffali della grande distribuzione italiana anche in versione “Eco” con packaging in carta kraft – materiale di origine vegetale e quindi rinnovabile e facilmente riciclabile – al posto del classico polietilene. I Rotoloni Regina Eco sono inoltre prodotti impiegando esclusivamente energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili, generata presso gli stabilimenti Sofidel.

La nuova linea di prodotto, che si aggiunge alla gamma tradizionale, rappresenta uno dei contributi del Gruppo Sofidel a favore della sostenibilità ambientale, e si caratterizza per la stessa qualità che gli italiani hanno imparato ad amare nel corso del tempo.

Questo si legge sul loro sito. Dunque? È vero o no il vostro pensiero? E perché mai questo scivolone con uno spot che inneggia chiaramente a un aumento sconsiderato di spazzatura?

A chi fa notare l’improponibilità di uno spot del genere nel pieno di una crisi climatica senza precedenti, il brand  prima di rimuovere lo spot dai social prova anche a rispondere che “la carta arriva da foreste certificate FSC”, snocciolando qualche dato e lanciandosi in una stima approssimativa di acqua, detersivo e corrente elettrica che piuttosto servirebbero per lavare continuamente gli stracci.

Non basta. Perché prima ancora delle certificazioni le aziende, come i consumatori stessim, dovrebbero ricordarsi delle famose 4 R : Ridurre, Riutilizzare, Riciclare, Recuperare

Lo spot rimosso dai canali social dopo essere stato sommerso da critiche,  lo si trova ancora su Youtube e in TV, perché, ovvio, il prodotto non è certo stato rimosso dal mercato. Venghino signori, the show must go on!

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