Compenso per uccidere le femmine di cinghiale, così la Regione Lombardia pensa di far rientrare l’emergenza peste suina africana

Per affrontare l'emergenza peste suina africana la Regione Lombardia ha offerto un compenso a chi uccide le femmine di cinghiale. Una misura che punta a ridurre il rischio di diffusione dell'infezione. Come? Ammazzando i cinghiali. ma non è questa la soluzione

Una retribuzione per chiunque ammazzi le femmine di cinghiale. Questa la misura studiata dalla Regione Lombardia per far fronte alla peste suina africana nel nostro Paese, emergenza che ricordano non essere pericolosa per l’essere umano in quanto non si tratta di zoonosi.

La scelta della suddetta Regione è stata presentata all’interno del decreto nr. 2837 della Direzione Generale del Welfare lo scorso 28 febbraio.

Nell’assurda delibera si legge che il contributo avrà un importo massimo di 100 euro per “ogni femmina di cinghiale adulta e subadulta abbattuta nei territori comunali dell’Oltrepò della provincia di Pavia”. La taglia, perché di taglia si parla, sarà invece di 50 euro per “ogni femmina di cinghiale adulta e subadulta abbattuta nei restanti territori comunali della provincia di Pavia”.

Tutto “al fine di aumentare il numero di cinghiali abbattuti nell’area di 50 km attorno all’area infetta”. Ma la caccia al cinghiale non è la soluzione che la politica cerca disperatamente e lo abbiamo detto più e più volte. Da tempo esperti e associazioni animaliste ribadiscono che sterminare i cinghiali non porterà alcun beneficio e non risolverà affatto il problema, anzi lo ingrandirà.

Come dimostrato con grande evidenza dal mondo scientifico, la pressione venatoria sui cinghiali non riduce i trend demografici incrementali ma anzi li rafforza in misura considerevole. Le fucilate, infatti, causano la dispersione dei branchi, incentivando l’attività riproduttiva di quelle femmine che, data la struttura matriarcale dei branchi stessi, sarebbero altrimenti inattive, aveva sottolineato l’ENPA in precedenza.

Le alternative che non prevedono la mattanza degli ungulati esistono, solo che non sono mai state prese in considerazione veramente. Tra quelle proposte un vaccino contraccettivo o l’uso di dissuasori.

In un clima già molto teso per la tutela della fauna selvatica, quella della Regione Lombardia si conferma essere una decisione a dir poco scandalosa che, ancora una volta, dimostra come uccidere sia l’unico strumento che la politica sembra conoscere.

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Fonte: Regione Lombardia

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